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L’ETERNEIDE, il primo documentario sugli operai pugliesi dell’Eternit e l’amianto svizzero di Niederurnen

LECCE- Nel nome richiamava l’eternità, tanto era duro e resistente. Da sfidare il tempo. Ma l’Eternit, per il Salento, è stata altra storia. Per niente eterna, se non nella fiducia tradita.

Racconta dell’epopea degli operai del Capo di Leuca impiegati nelle fabbriche di Niederurnen, in Svizzera, il documentario L’Eterneide, per la regia di Donato Nuzzo e Fulvio Rifuggio. È la prima videoinchiesta che parte dalle esperienze di vita, ma poi scava nelle responsabilità di chi sapeva e non ha detto, approfondisce le colpe consapevoli di chi poteva e non ha fatto nulla per scongiurare che il riscatto cercato dai lavoratori in un impiego all’estero si trasformasse in una condanna a morte.

Chi qui è tornato, soprattutto nei paesini tra Corsano, Tiggiano, Andrano, ha portato con sé le malattie più dolorose legate all’esposizione all’asbesto, il mesotelioma pleurico, soprattutto. Eppure, già dal 1962 si conosceva la pericolosità dell’inalazione delle polveri d’amianto. Gli operai del Capo di Leuca hanno continuato a lavorare in quelle fabbriche fino a due decenni fa. Senza protezione alcuna.

Sono stati oltre 900 i salentini assunti all’Eternit. Almeno, questi sono i numeri che si conoscono. Ma la portata di quegli effetti continua a strozzare anche mogli e figli, che con gli operai convivevano e condividevano l’esposizione alle fibre tossiche.

È un viaggio che fa la spola tra il Capo di Leuca, la Svizzera e Casale Monferrato L’Eterneide, un magistrale lavoro di ricerca tra documenti inediti e testimonianze forti, ricercate grazie anche al supporto dell’Associazione Emigranti esposti e vittime amianto di Corsano e di Casale Monferrato. Tra le voci ascoltate, anche quella del procuratore Raffaele Guariniello, pm nel processo che, il 13 febbraio 2012, ha portato il tribunale di Torino a emettere una sentenza storica, poi confermata in appello, con la condanna dei vertici dell’Eternit per “disastro ambientale doloso permanente” e per “omissione volontaria di cautele antinfortunistiche”. Ora si aspetta che anche per gli operai salentini si avvii un nuovo procedimento giudiziario. Per cercare giustizia.

 

 

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