Politica

PDL o ‘Lista Puglia’? Fitto fa i conti

“Disorientati”. Così si definiscono le truppe pidielline di Puglia dopo l’ufficializzata discesa in campo di Silvio Berlusconi. E a microfoni spenti il clima che si respira è tutt’altro che euforico. “Con Alfano avremmo ricompattato anche il PDL in Puglia”, dicono i più scoraggiati all’idea di dover rifare tutto daccapo.

La settimana appena cominciata sarà cruciale per il Centrodestra. Anche per quello pugliese.

Mercoledì, infatti, sarebbe già fissato un vertice tra l’ex Ministro Raffaele Fitto e i suoi. Non ci saranno i mantovaniani, ammesso che la convocazione non arrivi nelle prossime ore.

Mercoledì Fitto dovrebbe tornare a Bari dopo un intenso fine settimana romano, per confrontarsi con la sua area sul da farsi. Sul tavolo c’è quel ritorno alla CdL dato sempre più vicino, ma ancora da discutere. I vantaggi del presentarsi con una lista propria sono presto detti: innanzitutto ci si smarcherebbe dal clima scettico che avvolge il ritorno di Berlusconi; secondo poi, presentandosi al Senato potrebbero ottenere un numero di eletti maggiore rispetto a quello che si avrebbe col PDL.

Il punto, infatti, è anche quello: se i sondaggi dovessero rispecchiare davvero l’attuale indice di gradimento attorno al Popolo delle Libertà, secondo le truppe pugliesi, alle Camere sarebbero eletti un terzo dei Parlamentari attuali. In più Berlusconi, tenderebbe a comporre le liste piazzando in vetta i suoi fedelissimi così da creare un fortino all’interno del Parlamento, rischiando però di portare a Roma eletti che poco hanno a che vedere con la Puglia. In buona sostanza, non ci sarebbe spazio per nessuno. Con una lista tutta pugliese, questo pericolo sarebbe evitato. Il tutto, tra l’altro, avrebbe ottenuto anche il placet dell’ex Premier.

Operazione che, però, non sarebbe esente da risvolti non proprio positivi. I mantovaniani sarebbero intenzionati a dirigersi altrove. O nel PDL o in una lista che il leader nazionale della corrente Alemanno, potrebbe decidere di creare. Questo significherebbe scompattarsi ed è una possibilità che fa paura a tutti. “In questo momento bisogna restare uniti”, dicono. “Il contraccolpo che subiremo nelle urne sarà fortissimo, così ci disintegreremmo”. Quello che è certo è che i prossimi 7 giorni saranno per il Popolo delle Libertà cruciali.

Più disteso il clima al Centro. Il partito di Casini attende alla finestra di conoscere le intezioni del Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti. Se accetterà di giocare la partita nelle urne, il futuro sarà quello di riunire i moderati delusi dai partiti. Altrimenti il quadro in tutta Italia è chiaro: si va con Bersani in Italia, come in Puglia dove l’alleanza attorno a Michele Emiliano è già rodata.

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