Politica

Primarie: Vendola deluso, forse resta in Puglia

BARI  –  Chiusi i seggi, ufficializzati i risultati, in Puglia è tempo di riflessioni. Perché se ufficialmente tutti si dicono soddisfatti, nel chiuso delle proprie stanze qualche motivo di preoccupazione c’è. A cominciare dal governatore Nichi Vendola.

L’obiettivo della sua squadra era quello di battere Bersani, almeno a casa. E così non è andata.

I brindisini che ritraggono Vendola con la sua famiglia sono rimasti confinati ad inizio giornata, perché in nottata ci si è chiesto cosa non abbia funzionato.

La vittoria del presidente è a macchia di leopardo.

Vince a Bari e nel Salento, espugnando in quest’ultimo caso il fortino dalemiano per eccellenza. In casa del segretario del PD Sergio Blasi e della vicepresidente Loredana Capone, è il leader di SEL a sbancare. Nei corridoi regionali la motivazione è presto data: nel Salento sono caduti tutti gli apparati di partito, è la gente che sceglie di votare chi vuole. Tanto è vero – dicono – che ad ottenere un risultato di gran lunga superiore alle aspettative è Matteo Renzi che conquista piazze come Nardò.

Dopodiché, Vendola vince nella provincia di Brindisi per una manciata di voti rispetto a Bersani, ma non passa nel capoluogo.

La piazza peggiore per lui, forse, è proprio Taranto che registra il dominio incontrastato dei bersaniani, compreso il quartiere Tamburi dove nonostante abbiano votato in pochi, ha prevalso il segretario nazionale dei democratici. Un risultato che accoglie con grande soddisfazione l’assessore regionale Pelillo, sempre più leader nel suo territorio dopo aver spazzato via anche il PDL. “Bene ha fatto il PD a mettersi alla prova, dice, sempre più forza politica di riferimento nel centrosinistra”.

Dello stesso parere un altro assessore vendoliano del Partito Democratico, Guglielmo Minervini che, invece, legge positivamente il risultato di Vendola. “Il PD ne esce rivitalizzato –  dice – e Vendola con la dimostrazione di un voto d’affetto nei suoi confronti”.

Nei corridoi però fuori dai microfoni si dice anche altro. Alcuni temevano il peggio. La volontà di Vendola di abbandonare prematuramente il campo si temeva potesse dare nelle urne un risultato ben peggiore. Secondo altri, invece, il presidente ha perso in casa sua e questo non può passare inosservato.

Rifletterà molto, dicono quelli che lo conoscono bene. Ora non è più scontato che si dimetta dopo le elezioni. “Andare via per fare cosa?”, si chiedono. Un posto da ministro non è più scontato, tanto vale che attenda ancora un po’ e cerchi di riprendere i voti che, almeno in questa occasione, ha perso.

C’è, infine, chi sostiene che l’unico a sfregarsi le mani in vista delle elezioni regionali, sia Michele Emiliano capace di intercettare non solo i voti del PD, ma anche dei vendoliani. Ma più d’uno lo mette in guardia: “Dimentichi gli apparati di partito, quelli non portano al successo al primo turno”.

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