Cronaca

Corruzione magistrati: Savasta resta in silenzio, Nardi e Di Chiaro respingono le accuse

LECCE- Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio in carcere Antonio Savasta, l’ex pm di Trani e giudice del Tribunale di Roma, indagato dalla Procura di Lecce per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. Gli altri,il magistrato Michele Nardi e l’ispettore Vincenzo Di Chiaro, invece, hanno respinto le accuse.

L’interrogatorio di garanzia, alla presenza anche del pm Roberta Licci oltre che del gip Giovanni Gallo, è terminato poco dopo le 10. Savasta, difeso dagli avvocati Massimo Manfreda e Guido Calvi, ha dunque optato per il silenzio. Una decisione dettata dalla necessità di approfondire la lettura delle carte. I legali, tuttavia, chiederanno che Savasta venga ascoltato dalla Procura nei prossimi giorni.

Nardi e Di Chiaro, invece, hanno entrambi respinto tutte le accuse. Il primo, ora pm a Roma e all’epoca dei fatti contestati gip a Trani, ha risposto per circa tre ore alle domande del gip Giovanni Gallo, respingendo tutte le contestazioni. Assistito dai propri legali, ha raccontato la sua versione dei fatti, fornendo al pm Roberta Licci anche spunti per verificare e riscontrare le dichiarazioni rese. Si è detto completamente innocente, attribuendo le accuse a dissidi di natura personale col suo principale accusatore, l’imprenditore di Corato Flavio D’Introno. Contrasti che Nardi avrebbe ricondotto alla vicenda della ristrutturazione di una villa di proprietà di sua moglie a Trani. Riguardo la presunta associazione per delinquere che lo vedrebbe coinvolto insieme all’ex Pm di Trani, Antonio Savasta, Nardi ha riferito di non aver avuto con questi rapporti amicali, anzi. Ha aggiunto che da tempo, quando i due magistrati erano in servizio a Trani, i loro rapporti si erano deteriorati per disparità di vedute e di comportamenti. Al termine dell’interrogatorio il gip Gallo si è riservato di decidere.

Gli arresti risalgono a lunedì: stando  alle accuse, i due magistrati, con l’aiuto del funzionario di Polizia e l’intermediazione di due avvocati, hanno svenduto la funzione giudiziaria per aggiustare i processi a carico di facoltosi imprenditori baresi e toscani. Lo avrebbero fatto in cambio di diamanti, Rolex d’oro, viaggi a Dubai, ristrutturazioni gratuite di abitazioni e soldi, tanti soldi. Per entrambi i magistrati, la procura generale della Cassazione ha chiesto alla sezione disciplinare del Csm la fissazione dell’udienza cautelare per la sospensione obbligatoria dalle funzioni e dallo stipendio.

Per lunedì sono fissati gli interrogatori dell’imprenditore Luigi Dagostino e degli avvocati Simona Cuomo e Ruggiero Sfrecola, sottoposti a misura interdittiva.

 

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