LECCE – Il Comune di Lecce al centro di una controversia legata alla gestione dei rifiuti urbani e aziendali. Secondo quanto emerso, l’amministrazione non ha adeguato il proprio regolamento di igiene urbana al decreto legislativo n.116 adottato nel 2020, provocando disagi e oneri ingiustificati per aziende e cittadini.
Il decreto, in vigore dal 2020, ha introdotto nuove procedure per la gestione dei rifiuti urbani e la tariffa puntuale, diventata obbligatoria dal 2023. Una tariffa che si basa sul principio del “paghi per quanto getti”. In altri termini, al cittadino o all’azienda viene addebitata una tariffa in base alla quantità effettiva di rifiuti che produce o smaltisce.
Eppure, il Comune non ha implementato correttamente il principio del “Chi inquina paga”, causando un sistema tributario sbilanciato che non premia chi riduce il proprio impatto ambientale.
Quest’anno la Corte di Giustizia Tributaria di Lecce ha sancito un’importante vittoria per le aziende locali, riconoscendo una riduzione del tributo del 20% a un’azienda alberghiera leccese grazie alla difesa dell’avvocato Maurizio Villani e all’azione di FederANSIG.
Il Comune di Lecce è stato incapace di adeguare le proprie procedure di gestione dei rifiuti urbani già dal 2014 – spiega il direttore di FederANSIG Francesco Nuzzo – con la conseguenza di un sistema Tributario vessatorio nei confronti dei cittadini virtuosi e delle aziende virtuose. La mancata applicazione del diritto acquisito sta costringendo un gruppo di aziende – conclude Nuzzo – a procedere all’ impugnazione in Corte di Giustizia Tributaria gli atti vessatori.