LECCE – Ai 16 chilometri off limits perché a rischio crollo da Porto Cesareo a Castro, si aggiungono i 20 chilometri interdetti lungo il litorale adriatico tra Otranto e Melendugno. Continua l’avanzata del fenomeno erosivo, che sgretola la falesia e alla quale si fatica a trovare una soluzione. E questo perché – viene rimarcato dai Comuni – i finanziamenti previsti a tal fine non bastano.
Tra le zone più conosciute e attualmente inaccessibili ci sono: parte del lungomare di Torre dell’Orso, il tratto che include la pineta, le due sorelle, Roca li posti e il lungomare della stessa marina, l’insenatura dello Nfoca Ciucci, parte dell’insenatura della Zolfatara (con le piscinette naturali).
E poi, proseguendo, la Baia di Sant’Andrea, dei turchi, delle orte, dei mulini d’acqua, località Cerra e punta Craulo, le grotte palombara e delle Orte e buona parte di Porto Badisco.
Zone incantevoli che la natura punta a riprendersi e per le quali, ad oggi, i progetti di contenimento erosivo sono ben pochi, a causa della difficoltà a reperire i fondi necessari. Tanti, tantissimi.
Basti pensare, solo a titolo di esempio, che la chiodatura del costone roccioso – una delle tecniche impiegate per stabilizzarlo – può arrivare a costare fino a 12mila euro al metro. Una spesa che i Comuni, da soli, non possono proprio permettersi.