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Verona-Lecce, non ci sarà spazio per i sentimenti

LECCE – Un anno fa il campionato si era appena fermato per lasciare spazio al Mondiale in Qatar.

Prima della sosta il Lecce aveva centrato la seconda vittoria, di fila, la prima in trasferta, sul campo della Sampdoria. Un successo firmato da Colombo e Banda con il giocatore zambiano al primo sigillo in giallorosso.

Il Lecce si fermava proprio sul più bello quando iniziava a carburare. Quindi con il sipario, momentaneo, sul campionato, scendeva giù pure l’augurio di ritrovare una squadra più gasata, quadrata e rinnovata dal mercato invernale.

Il Lecce di Baroni si parcheggiò per la lunga pausa del campionato con 12 punti in cascina. Due in meno di quanti ne ha oggi il Lecce di D’Aversa, con due partite in meno però.

Proprio alla ripresa, lunedì prossimo il Lecce affronterà il suo recente passato. Quel Marco Baroni che con la squadra più giovane e inesperta di Serie A è riuscito nel miracolo di centrare la permanenza in Serie A.

La squadra allestita per D’Aversa è stata protagonista di un buon avvio. E oggi si parlerebbe ancora del Lecce, come nelle prime settimane, se la squadra giallorossa fosse stata più smaliziata e fortunata.

All’incrocio con l’Hellas Verona il Lecce ci arriva sulla scia di polemiche che ancora si increspano nelle acque della bassa classifica. Il Lecce è stato spinto al largo da correnti alimentate da un regolamento poco chiaro e applicato alla lettera solo contro le “piccole”.

Tuttavia si va avanti. I punti si devono fare sul campo e non nei salotti televisivi o sulla carta stampata.

Si prepara la sfida del Bentegodi contro un avversario, Baroni, che conosce molto bene diversi calciatori oggi allenati da D’Aversa.

Anche i numeri dell’attuale squadra sono quasi uguali a quelli della compagine che fu di Baroni.

Senza dimenticare le due partite in più disputate dalla squadra di Baroni in questo periodo dell’anno, il Lecce di D’Aversa ha segnato 13 gol e ne ha subiti 16. Quella di Baroni, in 14 gare, ne segnò 12 e ne subì 17.

Presto per fare dei bilanci, ma quella a disposizione di D’Aversa sembra una squadra più reattiva, propositiva e meno codificata, anche nelle scelte tecniche. Tuttavia rispetto alla formazione della scorsa stagione, pure D’Aversa ha in mano una carta di identità con l’età media più bassa della Serie A.

Con elementi che hanno alle spalle già un anno di esperienza. Questo non significa che la squadra sia meno esposta agli errori anche perché nel frattempo sono arrivate nuove risorse da inserire. E nonostante si tratti dello stesso modulo, il 4-3-3, ogni allenatore ha le proprie varianti con tutte le conseguenze necessarie per l’interpretazione migliore dello spartito.

Al Bentegodi conterà non perdere contro una diretta concorrente per la salvezza. Perché la classifica, in fin dei conti dice questo: che il Verona occupa la penultima posizione (l’anno scorso in questo periodo era fanalino di coda) mentre il Lecce è tredicesimo.

In campo la tensione non sarà proprio uguale e questo, forse, gioverà alla formazione salentina.

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