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Decreto Sud: via libera alla Zes unica, bonus fiscali per le imprese

ROMA – Quattro miliardi di euro in tre anni. Il Governo Meloni investe sul Mezzogiorno. Non a caso il provvedimento varato nelle scorse ore da Palazzo Chigi è stato ribattezzato Decreto Sud. L’obiettivo è quello di introdurre una serie di misure dirette a creare, nelle aree del Sud Italia, le migliori condizioni per la crescita e lo sviluppo del tessuto economico.

Tra gli interventi previsti l’istituzione – a partire dal 1° gennaio 2024 – di una una nuova Zona Economica Speciale (ZES) comprendente l’intera area del Mezzogiorno che, sostituirà le attuali 8 Zone economiche speciali, vale a dire i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna.
A coordinare il progetto ci sarà un’apposita cabina di regia presieduta dal ministro Raffaele Fitto.

La Zona economica speciale prevederà procedure agevolate e crediti fiscali per le imprese del Mezzogiorno. I benefici previsti per gli imprenditori meridionali saranno concreti, a cominciare dall’attuazione di procedure semplificate e di regimi di tassazione più vantaggiosi
Con il provvedimento adottato dal Governo, inoltre, si prevede un nuovo sistema di governance grazie al quale verrà istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una Struttura di missione per la ZES Unica, a supporto del nuovo modello organizzativo della ZES, con funzione, tra le altre cose, di rilascio dell’autorizzazione unica necessaria per l’attuazione dei progetti, precedentemente di pertinenza dei Commissari straordinari per le Zes.

L’esperimento durerà dieci anni, dal 2024 al 2034: a disposizione ci saranno circa 80 milioni di euro per mantenere la Struttura di missione, mentre per le misure vere e proprie (agevolazioni e crediti fiscali) finora sono stati individuati i fondi solo per i primi tre anni.
Nel decreto Sud c’è spazio anche per i Fondi di Coesione Territoriale, uno strumento grazie al quale il Governo proverà a colmare gli storici ritardi dell’Italia nell’impiego delle risorse europee. Si impone un cambio di rotta nell’organizzazione delle risorse e degli strumenti destinati alle politiche di coesione

La parola d’ordine è soprattutto una: condivisione. Almeno questo è l’auspicio di Palazzo Chigi, un percorso di programmazione condivisa tra Regioni e Governo. Due gli obiettivi: assicurare l’unitarietà strategica degli interventi e il pieno rispetto delle finalità dei fondi, connesse alla riduzione dei divari territoriali. Il modello è quello del Pnrr. Il Governo intende utilizzare lo stesso sistema informatico per semplificare gli adempimenti dei soggetti attuatori che fino ad oggi erano chiamati ad alimentare diverse banche dati a seconda della fonte di finanziamento. Per evitare eventuali ritardi nelle procedure e consentire un più efficace e razionale utilizzo delle risorse dedicate alle politiche di coesione il Governo punta a garantire un costante ed efficace monitoraggio degli interventi rafforzandone l’efficienza nella fase di programmazione, attuazione e rendicontazione. Insomma, trarre insegnamenti dal passato per evitare di sbagliare ancora.

Per rafforzare il monitoraggio dell’utilizzazione delle risorse in materia di politiche di coesione si prevede di utilizzare lo stesso sistema informatico adottato per il PNRR (ReGiS), anche al fine di semplificare gli adempimenti in capo ai soggetti attuatori che fino ad oggi erano chiamati ad alimentare diverse banche dati a seconda della fonte di finanziamento. Il nostro obiettivo è quello di assicurare un costante ed efficace monitoraggio degli interventi rafforzare l’efficienza nella fase di programmazione, attuazione e rendicontazione degli interventi.

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