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Confecommercio su caro prezzi: ” Il Salento sia depurato da allarmismi inutili”

SALENTO – Negli ultimi giorni è nuovamente esploso sullo stampa il dibattito sull’andamento della stagione turistica corrente, all’interno del quale stanno avendo molto spazio il tema del “calo di presenze” che si sarebbe registrato nel mese di Luglio e quello di un “aumento spropositato dei prezzi” che si starebbe contemporaneamente verificando nel nostro territorio, con un implicito messaggio di interconnessione causale fra i due trend.

Per quanto mi riguarda, ritengo che nell’interesse del territorio, su entrambi i temi, si debba provare ad evitare allarmismi prematuri e semplificazioni controproducenti e avere un approccio più laico nell’analisi di quanto sta accadendo, nella consapevolezza che è giusto tirare le somme, a consuntivo, a conclusione della stagione e con il supporto dei dati ufficiali delle fonti istituzionali.

Da anni poniamo il tema metodologico di fare valutazioni complete in presenza di dati reali ufficiali, senza farsi trascinare da stime “in itinere” che per quanto possano essere attendibili, sono sempre la sommatoria di situazioni, e talvolta di sensazioni, individuali dei singoli operatori. Del resto anche la scorsa estate, si ricorderà, si discusse di un calo di presenze e movimento turistico in tutta la provincia, per poi confrontarci a fine stagione con dati ufficiali diversi. Credo sia importante nell’interesse di tutti un surplus di prudenza anche su queste valutazioni.

Sappiamo che questa è una stagione particolare, da tanti punti di vista: si tratta della prima estate propriamente post-pandemica, che quindi segna una ripresa importante del turismo internazionale. Ciò vale in entrambe le direzioni, e se lo scorso anno il nostro territorio ha ancora potuto contare su una quota di turismo interno determinata dalla minore propensione dei nostri connazionali a viaggiare oltre confine, oggi la nostra destinazione si sta nuovamente confrontando con i tradizionali competitor dei paesi del bacino del Mediterraneo, Grecia, Albania, Croazia. Per altro questa è stata un’estate iniziata anche più tardivamente, da un punto di vista climatico, rispetto a quella precedente che aveva fatto registrare temperature estive già dalla fine di Maggio, e ciò ha sicuramente influito anche nelle scelte di molti viaggiatori last minute. Ad ogni modo ci troviamo oggi nel clou della stagione, credo sia opportuno in questo momento lavorare e rinviare le analisi.

Anche rispetto al tema dei prezzi, le semplificazioni che sono state fatte non aiutano e sono anche ingiuste per il nostro territorio e per la pluralità della sua offerta turistico-ricettiva.

Anche in questo caso partirei da un appunto metodologico: si è dato tanto spazio in questi giorni, sulla stampa e anche sui social network, alle stime fatte da Adoc sui costi di una giornata a mare per una famiglia media di quattro persone. Si tratta di stime, appunto, di un range fra un costo minimo e un costo massimo, che considera anche il pranzo al ristorante e la notte in una struttura ricettiva, che come sappiamo da sempre ha in alta stagione prezzi più alti rispetto ad altri periodi dell’anno. C’è tutto questo, però, dentro certe stime, anche se è quasi passato il passaggio che qui da noi “un ombrellone in un lido costa 500 euro”. No, non è così. E’ ingiusto e autolesionistico far passare questo messaggio.

Rispetto al tema dell’aumento dei costi, che esiste, è giusto fare una riflessione sistemica su dinamiche inflazionistiche che sono molto più generali e molto più grandi, oserei dire, di noi; sull’aumento dei costi delle materie prime e dei consumi energetici con cui tutti quanti ci confrontiamo nei consumi delle nostre case come nell’acquisto dei beni di prima necessità; sull’aumento dei costi dei voli, specie quelli nazionali, che non dipendono da noi. E’ aumentato il costo della vita, in ogni ambito.

Fatta questa premessa, tutti quanti ci siamo sempre indignati (non oggi) rispetto a certi comportamenti speculativi ma abbiamo giustamente considerato una ricchezza che il territorio abbia differenti fasce di prezzo e diverse offerte di servizio. Adatte a segmenti di mercato diversi e fra cui il consumatore possa scegliere sulla base dei propri bisogni e delle proprie disponibilità. Anche il segmento del luxury lentamente sta iniziando a svilupparsi e da questo punto di vista ciò si configura come un’opportunità per attrarre determinati segmenti di mercato, soprattutto turisti provenienti dall’estero con una maggiore disponibilità di spesa. Ovviamente a tale sviluppo oggi deve seguire una formazione adeguata di risorse umane altamente qualificate. Abbiamo criticato in passato come limite del territorio il fatto di essere molto legato ad una fascia più bassa di turismo “mordi e fuggi”, specie durante la stagione estiva, e oggi non possiamo non apprezzare che vi sia un ventaglio di offerta più ampia.

Per il resto ci sono ben chiare le criticità e i limiti della nostra industria turistica e del nostro sistema territoriale: ci confrontiamo da tempo come associazioni all’interno della Camera di Commercio e nel dibattito pubblico in genere, sul tema dei trasporti e dei collegamenti, di cui si parla da anni senza giungere ad una soluzione concreta, come su quello del dismatching fra domanda e offerta di lavoro nel settore. E’ arrivato sicuramente il momento di programmare per tempo, partendo da un bilancio di questa stagione che, però appunto, andrà fatto a fine stagione. Questa è ancora in corso.

Condivido pertanto la proposta del Presidente della Camera di Commercio Vadrucci di un confronto ad ampio raggio fra stakeholders, istituzioni e associazioni da tenersi nel mese di settembre. Mi sembra un modo responsabile ed efficace per analizzare le criticità e immaginare per tempo delle soluzioni.

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