PUGLIA- Una frenata che arriva subito dopo una timida e faticosa ripresa post restrizioni e chiusure legate al Covid. È quanto si sta verificando nel sistema produttivo dell’intera regione: in Puglia la destagionalizzazione, decantata ma ancora tutt’altro che soddisfacente, e il caro energia stanno rallentando la crescita dell’intero tessuto economico.
Lo dicono, in primis, le minori iscrizioni nel registro delle imprese nel terzo trimestre di quest’anno. Il tasso di crescita in Puglia è stato dello 0,35 per cento, contro lo 0,43 per cento dello stesso periodo dello scorso anno.
A fronte di 4.182 nuove iscrizioni al Registro delle imprese, le cancellazioni sono state 2.831. Il saldo, ad ogni modo, resta positivo: è di 1.351 aziende in più.
In provincia di Bari si registra una diminuzione degli esercizi commerciali; in quella di Lecce arretra solo l’industria tra i principali settori. Gli altri, invece, sembrano resistere a questa congiuntura sfavorevole.
I numeri – collezionati dall’Osservatorio economico Aforisma – restituiscono poi un’altra riflessione: quella sui prezzi instabili che potrebbero trasformare questa frenata in una vera e propria battuta d’arresto. Se i prezzi dei beni e dei servizi aumenteranno ancora, si perderà il cosidetto “potere di acquisto”.Il ché significa che non si riuscirà più a comprare, come in parte sta già accadendo, quello che si sarebbe potuto comprare in passato.
Un dato che fa il paio con l’allarme lanciato dalle associazioni di categoria nei giorni scorsi. A causa delle bollette pazze – ha spiegato Confesercenti – in Puglia due aziende su 10 stanno per chiudere o lo hanno già fatto”.
Dato confermato da Confartigianato Puglia e da Federalberghi: dalle grandi catene di hotel alle piccole botteghe artigiane i guadagni non riescono più ad ammortizzare i costi sostenuti.
