PUGLIA – Braccianti, operatrici, psicologhe e sindacaliste. Nel report stilato da Actionaid, tutte raccontano come nei campi le molestie sessuali, i ricatti, le paghe da fame, le liste nere dei caporali siano un fenomeno radicato anche nell’Arco Ionico, l’area che comprende le provincie di Matera, Taranto e Cosenza.
Si intitola “Cambia Terra” l’indagine condotta dall’organizzazione internazionale per raccontare le storie e le violazioni dei diritti delle lavoratrici straniere più vulnerabili.
Anche in Puglia sono le donne a essere richieste per garantire maggiore cura per le stagioni di raccolta e lavorazione della frutta più delicata. E sono sempre le donne, soprattutto quelle straniere originarie della Romania e dalla Bulgaria, a vedere violati i propri diritti più elementari.
ActionAid ha concentrato la sua indagine in particolare nei Comuni di Grottaglie e Ginosa in Puglia, Scanzano Jonico e Matera in Basilicata e Corigliano-Rossano in Calabria.
Il bilancio, ancor più alla vigilia della festa dei lavoratori, lascia l’amaro in bocca.
Tra le difficoltà maggiori denunciate dalle lavoratrici nei campi, l’assenza o l’impossibilità di accedere a servizi di cura dei minori. Le madri, in assenza di parenti sul posto, sono costrette a lasciare i figli nei luoghi d’origine o a rivolgersi a giovani connazionali che accolgono a decine i bimbi in casa propria, con orari estenuanti: dalla mattina fino alla notte. Alcune madri hanno raccontato di essere state costrette più volte a portarli sul posto di lavoro, “facendoli dormire in casette di legno – spiegano – perché non ci sono i servizi pubblici che possano accogliere i bambini“.
“Minacce, molestie, abusi e violenza fanno parte della quotidianità di molte di queste donne“ si legge nel report. “Avance verbali, palpeggiamenti, allusioni sessuali, ricatti fino a esplicite richieste di prestazioni in cambio di lavoro o di mansioni meno faticose. Le donne che si oppongono ai tentativi di abuso o denunciano vengono inserite dai caporali nelle “liste nere”, ritrovandosi
poi ad avere difficoltà nell’accedere ad altri lavori“.
La paura di essere molestate accompagna dunque tutti i giorni le lavoratrici sui campi o in serra.
«All’inizio sembrano cortesi – testomonia una di loro – dicono frasi che possono sembrare dei complimenti, come se non ci fosse niente di male. Però, poi, una parola tira l’altra e si arriva sempre a quello. A volte insistono, anche telefonicamente. Mi chiamano e chiedono: «Ma non vuoi accettare il lavoro?». Pensano che io sia una poverina buttata lì, una morta di fame e che il bisogno mi spinga a fare altro. Me ne sono sempre andata».
E.Fio