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Omicidio Pagano: spunta la lettera del figlio di un collaboratore. Sentenza rinviata per i quattro imputati

LECCE- E’ saltata la sentenza prevista per oggi in Aula Bunker per gli imputati accusati dell’omicidio di Giuseppe Pagano, il giovane di Copertino uscito da casa nel giugno del 1990 e poi scomparso. Per gli inquirenti si è trattato di caso di lupara bianca. Il ragazzo sarebbe stato ucciso nelle campagne di Tuturano a colpi di pistola e poi nascosto. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. I nomi dei suoi presunti assassini, per quali il pm Guglielmo Cataldi ha chiesto l’ergastolo, sono venuti fuori da alcune dichiarazioni di imputati nel maxi processo alla Scu e da conversazioni intercettate anche in carcere.

Ora però il figlio di un collaboratore di giustizia, dopo aver appreso della riapertura delle indagini e del processo, ha scritto una lettera al procuratore dichiarando di essere in possesso di un’altra verità che scagionerebbe gli imputati: Claudio Conte, di Copertino, Antonio de Nicola, di Brindisi, Giovanni De Tommasi di Campi Salentina Antonio Pulli di 66 anni di Veglie. Alla luce di questo il giudice Simona panzera ha disposto una nuova udienza per il 2 maggio per ascoltare l’uomo che sarà collegato in videoconferenza da una località protetta.

Il caso era stato archiviato sino a quando la sorella della vittima, assistita dall’avvocato Roberto Rella, è riuscita nel 2019 a far riaprire le indagini. Secondo la Procura si è trattato di un omicidio di mafia. Pagano non aveva rispettato le regole imposte dal clan locale: non aveva accettato di commettere un omicidio del quale era stato incaricato, tratteneva per sé parte dei ricavi di attività illecite, non aiutava economicamente gli affiliati detenuti e le loro famiglie. Gli imputati hanno chiesto il rito abbreviato. Sono sono difesi dagli avvocati Antonio Romano, Fiorendina de Carlo Antonio Savoia.

 

 

 

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