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Agrovoltaico, progetto su 92 ettari nel cuore dell’Arneo

NARDO’- I due cancelli gemelli, l’uno di fronte all’altro, segnano gli ingressi alla grande tenuta di Masseria Maremonti, tagliata in due dalla strada comunale via degli Angioini, a Nardò, lì dove potrebbe sorgere il grande impianto agrovoltaico da 67 Mw con l’installazione di 117mila pannelli alti 4,5 metri.

La valutazione è in corso da parte della Provincia di Lecce. A presentare istanza di verifica di assoggettabilità a Via, nel dicembre scorso, è stata la società INE Nardò srl, che fa parte del gruppo ILOS New Energy Italy, con sede a Roma, amministrata da Sergio Chiericoni, già manager di Erg. Il coordinamento generale e progettuale è della M2 Energia srl di San Severo, di proprietà del presidente di Confindustria Foggia Giancarlo Dimauro.

Siamo a pochi passi dal centro abitato di Boncore, nel cuore dell’Arneo, “contrada storica”, come recitano i cartelli stradali: qui si sono vissute le lotte contadine per il riscatto delle terre. Eppure, qui sopravvive ancora il latifondo, che intravede nei grandi progetti fotovoltaici l’opportunitĂ  di una nuova rendita. Ne è esempio il contratto di diritto di superficie sottoscritto con il proprietario, un professionista residente a Lecce: allegato ai documenti ufficiali, prevede la corresponsione per 30 anni di 90mila euro ad ettaro. Il calcolo dunque è molto semplice: 90mila euro moltiplicati per 92 ettari fanno 8.280.000 euro che il proprietario terriero percepirĂ .

Tutto legittimo, sia chiaro. Il punto, tuttavia, è un altro: l’agrovoltaico nasce per coniugare in maniera ibrida agricoltura e fotovoltaico, per portare le aziende agricole all’autosufficienza energetica e sostenerle anche nella produzione di reddito attraverso la vendita dell’energia in eccesso. Quel che sta accadendo nel Salento, tuttavia, è l’inversione del paradigma: sono i grossi gruppi energetici a cercare grandi estensioni di terreno, spesso lasciate incolte o a pascolo dai proprietari, per installare i pannelli agrovoltaici, per i quali sono previsti incentivi pubblici. E d’altronde, su come si svilupperĂ  il piano agronomico allegato si dice ben poco e non ci sono controlli futuri.

“La conduzione dei terreni all’interno dell’impianto – è scritto negli atti presentanti – sarĂ  parte fondamentale di questo progetto che intende promuovere questo tipo di coltivazione alternativa. L’idea si aggancia ad un progetto pilota presentato in provincia di Foggia e precisamente in agro di San Severo, in cui si intende effettuare una sperimentazione della durata di circa 24 mesi, in collaborazione con l’UniversitĂ  di Foggia – Dipartimento Agraria per verificare il comportamento della crescita di colture di vari tipi: ortaggi a foglia larga, tuberose ed altre specie di piante, in presenza di irraggiamento solare dinamico durante l’arco della giornata”.Quel che sarĂ  dopo si vedrĂ : “A seconda della risposta delle varie colture – ha scritto la societĂ  – le piĂą resistenti verranno impiantate in questo campo, in modo che sia assicurata la crescita delle stesse e la produttivitĂ  dell’iniziativa”. Ovviamente, si prevede di impiegare braccianti agricoli, “giovani con problemi di inserimento nel mondo del lavoro”, giovani autistici, sviluppare un progetto di pet therapy con le associazioni, realizzare un orto sociale intorno alla masseria che sarĂ  ristrutturata.

“Il progetto presentato rientra – si sottolinea alla fine della relazione – tra gli impianti alimentati da fonti rinnovabili considerati di pubblica utilitĂ , indifferibili ed urgenti”. Vuol dire che con il decreto Semplificazioni del governo Draghi potrĂ  beneficiare di una corsia preferenziale per velocizzare l’iter di valutazione.

Tiziana Colluto

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