LECCE – Dietro ad un passaggio formale, come la nascita di un nuovo gruppo consiliare, potrebbe celarsi altro. Ma questo sarà il tempo a dirlo. Fatto sta che a Palazzo Carafa nelle scorse ore tre capigruppo di maggioranza – Pierpalo Patti (Lecce Città Pubblica), Carlo Mignone (Lecce nel Cuore) e Marco Giannotta (Noi per Lecce) – hanno rassegnato le dimissioni dal ruolo di leader del rispettivo gruppo consiliare. Il tutto per convergere nel neonato gruppo chiamato “Progetto Città”, capitanato da Patti.
“L’idea -spiegano- nasce dalla comunione di intenti più volte emersa in Consiglio e ha il solo scopo di fungere da pungolo produttivo per la giunta e la maggioranza, della quale continueremo ad essere leali sostenitori” rassicurano.
“La decisione -aggiungono- si è resa necessaria al fine di poter esercitare e svolgere a pieno il mandato elettorale ricevuto e nel rispetto dello stesso”.
A scendere più nel dettaglio in un post fb ci pensa il capogruppo Pierpaolo Patti, che con le sue parole sembra lasciare intravedere qualcosa in più a monte di questa scelta.
“Quelli passati – scrive – sono stati mesi difficili, in cui ci siamo limitati a prendere atto di molte delle decisioni assunte, in sostanza senza poter portare un punto di vista che potesse arricchire la discussione, dato anche questo tempo complicato che stiamo vivendo.
Non è certo la prima volta che manifesto il mio dissenso politico, ben sapendo che occorre lavorare tanto per trovare l’equilibrio e la giusta amalgama per essere davvero una squadra.
In questi mesi sono stato spesso in minoranza, quasi solitario, in Lecce Città Pubblica.
Essere minoranza nello stesso gruppo che ha a capo il sindaco, e al contempo farne il capogruppo, è una situazione disagevole – continua – che molto spesso ha rischiato di incrinare rapporti tra persone che si rispettano, si stimano e si vogliono bene.
Il punto di partenza naturalmente sarà la collocazione convinta nella nostra maggioranza, a sostegno del nostro sindaco” conclude poi Patti, che però precisa quanto il nuovo gruppo fosse necessario
“per svolgere il mandato con dedizione, autonomia ed efficacia”. Aspetti che nella precedente collocazione i tre non avrebbero dunque trovato.