Attualità

Terme di Santa Cesarea, la società ancora senza CdA: gestione ordinaria a rischio

SANTA CESAREA TERME – Senza un Consiglio d’Amministrazione l’attività ordinaria delle Terme di Santa Cesarea rischia di vacillare e questo in un periodo storico in cui il turismo termale brancola nel buio. Soltanto negli ultimi due anni la società è andata in rosso per oltre mezzo milione di euro all’anno. E adesso senza un Cda, che avrebbe dovuto essre nominato nel luglio scorso, la situazione rischia di sfuggire nuovamente di mano, dopo anni e anni di trattative tra Comune e Regione sulle quote societarie, cofluite finalmente in un accordo: la struttura resta pubblica, la gestione privata è da affidare tramite bando. Procedura pubblica anch’essa, ad oggi, ancora al palo.

Un passo indietro. A luglio, si diceva, l’assemblea dei soci ha approvato il bilancio 2019. In quell’occasione avrebbe dovuto anche procedere alla nomina dei nuovi rappresentanti del Cda entro 45 giorni. Nulla di fatto però.

Anche le ultime due assemblee dei soci, risalenti all’11 e al 19 novembre scorsi, vanno deserte. Risultato? La società, ad oggi, è ancora sprovvista di un organo di controllo, proprio in un momento storico in cui bisognerebbe pianificare il rilancio delle Terme, con l’obiettivo di restituire alla struttura la dignità che, per il suo potenziale, ha sempre meritato le venisse riconosciuta.

Nelle scorse ora a battere i pugni sul tavolo, su questo fronte, è stato il gruppo consiliare di minoranza “Costruiamo insieme il futuro”, composto dai consiglieri Maria Corvaglia, Francesco Elia, Ivan Raffaele Maschio e Sergio De Notarpietro.

In una lettera inviata ai soci e ai revisori dei conti della “Terme spa” e al Comune di Santa Cesarea, si chiede di colmare il vuoto delle nomine in questione. “Un passaggio che non può più essere procastinato in là nel tempo – si legge – visto il recente avvio del procedimento di separazione fra proprietà e gestione“.

Resta da capire, intanto, su chi ricada la responsabilità di questo ritardo. Certo è che a pagarne le spese resta sempre e solo quella struttura d’eccellenza, potenziale punta di diamante di un turismo termale che, nei fatti, non è mai decollato realmente.

E.F.

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