SALENTO – Cresciuta in modo esponenziale negli ultimi 2 anni, è la provincia di Lecce ad accusare il colpo più duro sul fronte economico. La crisi generata dalla pandemia ha provocato una sforbiciata nei post di lavoro di non poco conto.
Sono esattamente 2.646 i dipendenti persi nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto.
Di questi, più della metà, ossia 1.593, sono in provincia di Lecce.
È quanto emerge da uno studio sulle imprese attive, riferito al primo semestre di quest’anno, condotto dall’Osservatorio Economico di Aforisma School of Management.
«L’analisi per provincia – spiega Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio – ha messo in luce nitidamente le aree più colpite dalla recessione economica”.
Nel Leccese, si diceva, si è passati da 179.128 unità lavorative a 177.535. La perdita di questi posti di lavoro è dovuta, principalmente, al mancato rinnovo dei contratti a termine e per la forte stagionalità del settore turistico-ricettivo (-1.216 addetti), oltre alla crisi sul fronte dei servizi di informazione e comunicazione (-1.427).
Il trend negativo dell’ultimo semestre ha interessato anche la provincia di Brindisi che ha perso 558 addetti. Stessa sorte per la provincia di Taranto che ha perso altri 495 addetti.
Segno positivo, invece, per le province di Bari e Barletta-Andria-Trani, dove gli addetti sono aumentati di 855 unità, e Foggia, con 504 nuovi addetti.
Riguardo ai settori, le «attività dei servizi alloggio e ristorazione» sono le più penalizzate (-1.765 addetti in tutta la Puglia), proprio perché si tratta di attività caratterizzate dalla forte stagionalità, in gran parte compromessa dal Covid-19. Gli altri comparti in difficoltà sono poi il commercio (-1.703 addetti); i servizi di informazione e comunicazione (-1.238); il trasporto (-217); le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (-193); le altre attività di servizi (-191); le attività finanziarie ed assicurative (-49).
Crescono, invece, attività come l’agricoltura (+2.153 addetti); le attività professionali, scientifiche e tecniche (+474); le attività manifatturiere (+438); le costruzioni (+388), la sanità e l’assistenza sociale (+265) e, infine, i servizi di supporto alle imprese (+263).