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Belloluogo, interdittiva antimafia per la società che lo gestisce. Pronto ricorso al Tar

LECCE – “La misura – specificano dalla Prefetturaè scattata ai sensi della Legge per il contrasto alle infiltrazioni mafiose. Sono state le risultanze investigative, culminate nell’operazione Final Blow, a rendere necessario il provvedimento“. Nelle scorse ore, infatti, si è proceduto a notificare un’interdittiva antimafia alla società che gestisce il parco di Belloluogo.

Quest’ultima, tramite il suo legale difensore, l’avvocato Luigi Quinto, annuncia l’impugnazione del provvedimento facendo ricorso al Tar.

Tra i 72 arrestati nella maxi operazione condotta dalla Polizia di Stato nei giorni scorsi, lo ricordiamo, c’è anche Andrea Pepe, uno dei responsabili della gestione del parco, indagato per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio.

L’uomo era stato sollevato dal suo incarico, all’interno della società, nelle ore immediatamente successive all’arresto. La società, con un lungo comunicato, aveva rimarcato la sua estraneità ai fatti, sottolineando di non essere mai stata ascoltata o interpellata dagli inquirenti, ignara di tutte le attività illecite che avrebbero coinvolto Belloluogo.

Stando a quanto riportato nell’ordinanza, Pepe avrebbe ricoperto un ruolo di primo piano nella gestione illecita dei parcheggi e della sicurezza in occasione di più eventi all’interno di quell’area verde. Non solo. A fronte della cancellazione di due importanti concerti programmati nel parco, in una intercettazione, raccontava di aver intimato un dietrofront sull’annullamento all’assessore al ramo Paolo Foresio, minacciandolo in caso contrario di fargli saltare la testa. Intimidazioni e minacce che l’assessore ha poi smentito, raccontando di aver avuto sì un confronto acceso sul tema, ma dai toni ben diversi. Da qui la scelta di non denunciare, non sussistendone gli estremi.

All’indomani della bufera, il sindaco Salvemini aveva poi specificato: “L’amministrazione comunale resta in attesa di ulteriori eventuali sviluppi sul fronte delle indagini, prima di valutare iniziative che vadano ad interessare il rapporto della stessa con il Consorzio“.

Intanto il legale difensore, l’avvocato Quinto, rende note le due ipotesi al vaglio della società. Fermo restando il ricorso, le strade sono due: si potrebbe chiedere alla prefettura il commissariamento del contratto di gestione o al tribunale penale di ricorrere all’amministrazione giudiziaria del parco.

Nel primo caso (ossia il commissariamento) la società mantiene il suo ruolo di gestore, sebbene di fatto i pieni poteri passino ad un soggetto terzo nominato dalla Prefettura, che da quel momento assume ogni decisione.

La seconda ipotesi (quella dell’amministrazione giudiziaria) comporta la nomina di un professionista esterno che vigili sull’operato della società, i cui organi restano a tutti gli effetti in carica.

E.Fio

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