AmbienteCronaca

Rifiuti tossici sul traghetto partito da Brindisi, scandalo e arresti a Valona

VALONA- La Procura anticrimine albanese scopre un presunto traffico di rifiuti pericolosi tra il porto di Brindisi e Valona. Sei persone sono finite in manette dopo che la polizia di Tirana ha trovato grandi quantità di rifiuti di diverso tipo, tra cui fusti con il marchio Eni, a bordo del traghetto di linea S. T. Damian, posto sotto sequestro. Fra gli arrestati anche il capitano della nave, Festim Tafa di 72 anni, il vicecapitano Kujtim Xhaferllari, 65 anni, e altri tre uomini e una donna, residenti tutti a Valona.

Nella stiva della nave, sono state ritrovate alcune decine di sacchi neri contenenti 40 metri cubi di fibra di vetro, che secondo gli arrestati erano stati lasciati lì dopo la ristrutturazione dell’imbarcazione, materiale che servirebbe per l’isolamento dall’acqua. Secondo gli investigatori albanesi, invece, quella fibra potrebbe contenere amianto e sarebbe destinata ad essere interrata illecitamente nelle campagne intorno a Valona. Rinvenuti anche dieci barili con il marchio Eni: anche stavolta, secondo il personale di bordo, si tratta di fusti contenenti carburante per il motore, ma le autorità albanesi nutrono molti dubbi, sospettando, invece, che possa trattarsi di una mimetizzazione di materiali pericolosi, come pesticidi, fatti passare per prodotti destinati alla pulizia chimica. Dei campioni di questi materiali sono stati prelevati per essere analizzati in laboratorio. A destare sospetti è soprattutto la mancanza delle bolle di accompagnamento, che certifichino provenienza, e le ricevute di acquisto e documentazione legale delle autorità doganali di Brindisi.

Lunedì i detenuti saranno interrogati davanti al tribunale di Valona. L’operazione, denominata “Amiant”, è stata condotta dal dipartimento di Polizia criminale dell’Albania, dalla direzione della polizia locale di Valona, della frontiera e della direzione della migrazione di Vlora in collaborazione con la Procura di Valona e il ministero dell’Ambiente.
Sono stati gli agenti albanesi a definire quel carico «dannoso per l’ambiente e per la salute umana»: sarebbe stato ordinato dalla società albanese “Delfini 1”, come se fossero prodotti chimici per la pulizia. L’amministratrice della società, Elisabeta Çuni, è stata arrestata insieme al proprietario di un’altra società “Kornuzi”, la cui attività è quella dello smaltimento dei rifiuti e che doveva trasportare il carico fuori dal porto. Secondo i primi dati, dall’Italia sarebbe stati effettuati almeno altri 15 viaggi.
“Uno scandalo nel porto di Brindisi – ha commentato il giornalista pugliese Carlo Bollino, che vive da anni in Albania, pubblicando le foto su Facebook -. Il traghetto di linea S.T Damian diretto a Valona ha potuto lasciare il porto senza alcun intralcio, con la stiva trasformata in discarica di rifiuti tossici! In barba alla sicurezza dei passeggeri e di tutti i cittadini del paese di destinazione, dove quei rifiuti sarebbero stati interrati clandestinamente. Lo scandalo è stato scoperto all’arrivo nel porto albanese dalla polizia albanese. Ma i controlli in Italia esistono ancora? Le autorità di sicurezza del porto di Brindisi sono indifferenti e quindi complici? Oppure tutte licenziate per carenza di fondi? ”.

A rispondere a Bollino è Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità portuale: “Sembrerebbero, a quanto mi riferiscono le autorità, normali rifiuti di bordo (materassi, materiali etc), che la compagnia smaltisce normalmente giusta contratto con impresa specializzata albanese. Essendoci una inchiesta il condizionale è d’obbligo”.

t.c.

(Foto diffuse su Fb dal giornalista Carlo Bollino)

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