Cronaca

Lotta alla mala, l’Arma: “I cittadini hanno collaborato alle indagini, Afendi no”

CASARANO-  Nessuna collaborazione da parte sua, non una indicazione da parte di Antonio Afendi. Eppure, se non fosse stato per i riflessi prontissimi e uno scatto felino, molto probabilmente il 28enne sarebbe morto lì, sotto quella pioggia di fuoco. Soccorso dopo l’agguato e giunto al pronto soccorso di Casarano, Afendi non ha neppure inteso fare il nome della vedova di Augustino Potenza, riferendo soltanto di essere uscito dall’abitazione di un’amica, di aver notato due persone a bordo dell’auto scura e di non sapersi spiegare il perché ce l’avessero con lui. Cinque giorni dopo, di nuovo ascoltato, ha precisato che forse poteva trattarsi di un solo uomo. Null’altro.

Sono stati i video delle telecamere a parlare al posto suo, attraverso software sofisticati è stato possibile ricostruire il volto di quella persona. Ecco perché per gli inquirenti la responsabilità di Giuseppe Moscara è “certa e incontrovertibile”. “Il territorio di Casarano è sotto controllo e questa pronta risposta dell’Arma ne è la prova”, ha affermato il capitano Massimiliano Cosentini, comandante della locale compagnia. Dall’alba, sono andate avanti per ore le perquisizioni, alla ricerca delle armi e di droga, con l’impiego dello squadrone dei Carabinieri Cacciatori di Puglia e due unità cinofile dei Carabinieri di Modugno.

“Ci sono le istituzioni e stavolta ci sono anche i cittadini”, ha rimarcato il colonnello Pasquale Montemurro, a capo del Reparto Operativo dei carabinieri. A lanciare l’allerta, infatti, è stata una chiamata al 118, per far giungere un’ambulanza, e una al 112, due minuti dopo l’agguato. Un residente ha descritto quanto ha visto: l’uomo vestito di nero, armato di fucile; i colpi esplosi, almeno una ventina; i modelli delle auto; il giovane ferito. 40 minuti dopo, al 112 è arrivata la telefonata di un altro cittadino: all’altezza del centro commerciale di Cavallino, ha visto due individui allontanarsi da una macchina in fiamme addossata al ciglio della strada, entrando poi di corsa in una Fiat Punto che, ripartendo, imboccava la tangenziale est in direzione Brindisi. Quell’Audi è risultata rubata a Lido Marini nel giugno scorso mentre la targa era stata sottratta ad un’altra vettura a Terlizzi.

Ora si stanno mettendo insieme i pezzi del puzzle: è chiaro che Moscara ha avuto una rete di fiancheggiatori.

t.c.

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