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Ex inceneritore Saspi, l’inizio della svolta (trent’anni dopo)

LECCE- Trent’anni d’attesa e tanti interrogativi a cui dover dare risposta: in primis, cosa c’è davvero di pericoloso nell’area dell’ex inceneritore Saspi, lungo la tangenziale est di Lecce, quali inquinanti. E poi, come intervenire in futuro e che farne di quell’area. A dare delle dritte dovrebbe essere il piano di caratterizzazione, che – si badi bene – non è una bonifica ma è propedeutico a questa.

La gara per l’affidamento della sua esecuzione se l’è aggiudicata la società Geo Drilling srl di Siracusa con un ribasso del 30,54 per cento, per un importo totale di 169mila euro oltre Iva. Una proposta ritenuta congrua e resa efficace il 2 agosto scorso, lo stesso giorno in cui il gip Sergio Tosi ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta penale per getto di sostanze tossiche e pericolose e omessa bonifica a carico di un dirigente del Comune di Lecce, dell’ex amministratore della Saspi e dei nuovi proprietari. Ora che, in questi giorni, è stato rimodulato anche il quadro economico si può partire con i lavori.

A finanziarli è la Regione Puglia, che ha stanziato quasi 442mila euro per la caratterizzazione dell’ex inceneritore attivo fino al 1989. Al netto di spese tecniche e oneri vari, ci sono circa 125mila euro di economie di progetto e rinvenienti dal ribasso d’asta a disposizione, già iscritti nel bilancio del Comune di Lecce, che dovrà chiarire cosa farne.

Di certo c’è che urge sapere quale sia davvero la portata dell’inquinamento in quell’area da 54mila metri quadrati che comprende sia il grande capannone messo in sicurezza a partire dal 2012 con mezzo milione di fondi europei sia il terreno accanto sul quale sono state tombate 140mila tonnellate di ceneri della combustione dei rifiuti.

La società siciliana che si è aggiudicata l’appalto dovrà, tra le altre cose, realizzare una nuova rete piezometrica per definire nel dettaglio l’andamento e lo stato qualitativo della prima falda. Dovrà, inoltre, cementare i pozzi presenti in quanto potenziali vie di contaminazione e dovrà procedere poi a sondaggi e campionamenti del suolo e delle acque sotterranee. Solo per un puro caso, dovuto alla conformazione del sottosuolo, non si è registrata finora la contaminazione della falda, almeno stando ai risultati della consulenza tecnica che venne affidata dalla Procura ai consulenti Mauro Sanna e Cesare Carocci, che però hanno detto anche altro: quei rifiuti speciali sepolti lì contengono tracce di diossine e pcb, che sono potenti cancerogeni. Tutti contenuti in una zona a un chilometro dalle prime abitazioni, sulla strada per Lizzanello.

 

t.c.

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