SALENTO- Un’estate in fiamme, lo abbiamo ripetuto più volte. Con una impennata di incendi in tutta la provincia di Lecce. Ora arrivano anche i dati, che confermano che – per abbandono o per dolo – gli ulivi sono stati le vere vittime di questa ondata di fuoco che ha raggiunto i livelli dell’annus horribilis, il 2017. Nel solo mese di luglio sono stati 70 gli interventi dei caschi rossi per sedare incendi in tutti i comuni della provincia, roghi che hanno mandato in fumo 1300 ulivi. I numeri sono quelli forniti dal Comando provinciale dei vigili del fuoco a Coldiretti.
Il numero più rilevante di oliveti andati in fumo si concentra a Ugento, ma anche a Tricase il bilancio è pesante: 500 alberi in un unico incendio. A questi interventi vanno sommati quelli della Protezione Civile che ha spento il rogo in un mese di 900 ulivi solo a Ugento e solo per calcolare quelli di confine per provare a non far propagare le fiamme nelle campagne vicine, mentre in pieno campo non si è riusciti ad intervenire per scarsità di mezzi.
Le campagne abbandonate e piene di erbe infestanti secche, da un lato, ma anche, dall’altro, l’obiettivo di sbarazzarsi degli ulivi senza osservare tutta la procedura di espianto, bloccata da interpretazioni varie del decreto emergenza, hanno esposto il territorio ad un danno incalcolabile al momento e che si somma al disseccamento che fa ammalare e rende improduttivi i campi olivetati. “Per intervenire su un singolo albero andato a fuoco servono circa 300 litri d’acqua”, calcolano dall’organizzazione di categoria, per cui la “situazione è fuori controllo con il paesaggio lunare del Salento”. L’abbandono dei campi come “dramma enorme”. Dopo il calo della produzione, in quest’estate più che mai si stanno toccando con mano anche gli effetti sul paesaggio, con le piante trasformate in torce.
