LECCE- Dopo che a San Cataldo, presso Lido Verde, è stato ritrovato un osso umano, ossia una tibia, ritorna nella famiglia di Giancarlo Caputo, il 34enne di Lequile disperso in mare dal 2002, la voglia di capire se ci sia una remota possibilità che quel resto appartenga a loro figlio.
Sono passati ormai 17 anni da quando non hanno più sue notizie, da quando piangono il loro unico figlio, senza esser mai riusciti a dargli una degna sepoltura. La tragedia è avvenuta nel pomeriggio del 27 aprile del 2002: quel giorno Giancarlo uscì in barca insieme ad altri amici per una battuta di pesca, ma all’improvviso il forte vento di scirocco scatenò l’inferno, dal quale Giancarlo non è più tornato.
Inutile oggi provare a commentare il dolore e la rabbia, come al tempo stesso l’attuale speranza che quella tibia possa appartenere a lui e così riuscire una volta per tutte a dare un senso a questa scomparsa. Da qui l’appello struggente della famiglia affinchè chi di competenza possa mobilitarsi facendo le dovute verifiche ed esami.