CURSI- Ergastolo, senza isolamento per l’applicazione della diminuente per il rito abbreviato. Roberto Pappadà, il pluriomicida reo confesso dell’assassinio di tre vicini di casa e del ferimento di una quarta persona avvenuto la sera del 28 settembre scorso per strada, a Cursi, è stato condannato al carcere a vita dal gup Simona Panzera. Condanna anche al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere, oltre al risarcimento delle parti civili che saranno quantificate in sede civile. Pappadà è ora recluso nel carcere di Taranto e rimarrà lì salvo trasferimenti. Al quinto piano del Tribunale oggi, in attesa della sentenza del giudice, i parenti dei tre vicini di casa uccisi in via Tevere per una sete di vendetta: vecchi dissidi, molti dei quali legati ai parcheggi.
“Per lui nessun perdono”, hanno dichiarato Fernanda Quarta, ferita nella strage, vedova di Francesco Marti e madre di Andrea, entrambi morti sotto i colpi della 357 Magnum impugnata da Pappadà, e Fabrizio Leo, marito di Maria Assunta Quarta, anche lei uccisa quella tragica notte. Per le parti civili gli avvocati Arcangelo Corvaglia e Marino Giausa. Pappadà è difeso invece dall’avvocato Nicola Leo.