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Castri, omicidio falegname: la vittima tentò di difendersi. Immobilizzato, morì per asfissia

CASTRI DI LECCE – Prima di essere immobilizzato, picchiato e soffocato con lenzuola, fascette da elettricista e nastro adesivo, Donato Montinaro avrebbe tentato di difendersi. A ricostruire le varie fasi del decesso del 75enne ex falegname di Castri di Lecce, trovato morto in casa sua l’11 giugno del 2022 riverso per terra con mani e piedi legati, le ecchimosi e le infiltrazioni emorragiche constatate durante l’ispezione cadaverica e l’esame autoptico. Ad illustrarlo nel dettaglio è il medico legale Roberto Vaglio, che si è occupato del caso. È uno dei teste del pubblico ministero Erika Masetti comparsi in aula nella nuova udienza del processo a carico dei quattro presunti responsabili dell’omicidio, che si è tenuta nell’aula bunker del carcere di Lecce davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Pietro Baffa.

Dopo un lungo elenco di inquirenti, tra cui i carabinieri che si sono occupati delle indagini, è stata la volta della deposizione del medico legale, che in apertura ha cristallizzato la causa di quella morte violenta, considerata frutto di una rapina sfociata nel sangue.

Montinaro è morto per arresto cardio-circolatorio da asfissia per soffocamento: questa la conclusione.

Prima di essere legato, incappucciato e picchiato a mani nude (non escludendo anche l’utilizzo di un oggetto contundente) l’anziano avrebbe – stando sempre all’autopsia – tentato di resistere. Immbilizzato con una tecnica assimilabile a quella dell’incaprettamento non avrebbe poi avuto scampo a causa dell’occlusione delle vie respiratorie.

Una ricostruzione fondamentale questa, che potrebbe influire sul processo e sulle sorti giudiziarie dei quattro presunti assassini a processo: Patrizia Piccinni, Antonio Esposito, Emanuele Forte e Angela Martella che, con i rispettivi difensori, hanno sempre sostenuto di aver mai avuto intenzione di uccidere l’anziano.

ERICA FIORE

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