Cronaca

Omicidio Maglie, l’interrogatorio dell’assassino: circondato e colpito con un machete

MAGLIE- “Mi hanno teso un agguato, mi hanno circondato e colpito con un machete“. E’questa la versione dei fatti fornita da Simone Paiano, il 25enne arrestato per l’omicidio di Mattia Capocelli, avvenuto la notte tra mercoledì e giovedì in via Don Luigi Sturzo a Maglie. Assistito dall’avvocato difensore Dimitry Conte il ragazzo è stato ascoltato dagli inquirenti per quattro ore dopo essersi consegnato ai carabinieri che lo avevano individuato e cercato per tutta la notte. Ha raccontato di essersi dovuto difendere da un gruppo di quattro persone, tra le quali c’era anche la vittima. Dopo averlo attirato sul posto lo avrebbero accerchiato e colpito con dei fendenti. Il gruppo, secondo quanto dichiarato, era armato di coltelli e machete.

Un agguato quindi, e una trappola per attirarlo sul posto: i quattro avrebbero sequestrato il fratello di Paiano costringendolo, sotto minaccia di morte, a chiamare Simone. Questo è quindi arrivato nei pressi del fast food e circondato dal gruppo armato che si è scagliato contro di lui. Il fratello del 25 ha cercato di difenderlo ma è stato colpito dal manico del machete impugnato da Mattia Capocelli. E’ in quel momento che Paiano ha estratto la pistola ed ha sparato, non prima di essere stato colpito alle spalle dalla lama di un altro machete. Ferite che il giovane ha all’altezza dei reni e che sono state refertarte. Il colpo di pistola ha raggiunto Mattia. Paiano, che è riuscito a scappare,  era convinto di averlo colpito al braccio. Il gruppo lo ha inseguito per un po’, mentre lui si è dileguato.

L’assassino, che ora si trova in isolamento in una cella di Borgo S. Nicola, ha ribadito di non aver avuto intenzione di uccidere Mattia, ma solo di difendersi. Le indagini dei carabinieri continuano per identificare tutte le persone coinvolte in questo drammatico fatto di sangue con il movente non ancora chiaro. Sembra che tra i due ci fosse stato, qualche giorno prima, un litigio all’interno di un locale.

La famiglia della vittima è rappresentata dagli avvocati Luigi, Alberto e Arcangelo Corvaglia.

M.C.

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