AmbienteAttualitàSanità

Ilva, Corte europea condanna l’Italia: non ha tutelato la salute dei tarantini

TARANTO- Mutuando Bertolt Brecht, “Ci sarà pure un giudice a…” Strasburgo. Ed è a quel giudice che 180 tarantini si sono rivolti per chiedere e ottenere giustizia. L’Italia, infatti, è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani perché “il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell’Ilva ha messo in pericolo la salute dell’intera popolazione, che vive nell’area a rischio” di Taranto. Di più: nelle motivazioni, la Corte ha specificato che “le autorità nazionali non hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere efficacemente il diritto al rispetto della vita privata”.

Censurando i decreti Salva-Ilva, i giudici hanno ribadito che le misure per assicurare la protezione della salute e dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. Ad aprire il capitolo giudiziario a Strasburgo erano stati due ricorsi presentati nel 2013 e 2015 da 180 cittadini residenti a Taranto e dintorni: hanno lamentato le ripercussioni delle emissioni del siderurgico sulla salute e sull’ambiente e l’inefficacia dei rimedi italiani. Quasi tutti, tranne i 19 esclusi in quanto non aventi diritto a fare causa, dovranno ora essere risarciti con 5mila euro a testa.

Le autorità nazionali, secondo la Corte, hanno violato gli articoli 8 (nella parte in cui dispone che “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio”) e 13 (nella parte in cui dispone che “ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella presente Convenzione siano stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo davanti a un’istanza nazionale”) della Convenzione europea sui diritti umani. Non solo, secondo i giudici, ai cittadini non è stato garantito un rimedio efficace per sollevare davanti alle autorità italiane il fatto che non fosse possibile ottenere misure per assicurare la decontaminazione delle aree dell’Iva di Taranto.

“La città ha ottenuto giustizia”, commentano la dottoressa Daniela Spera, promotrice del ricorso, e gli avvocati Sandro Maggio e Leonardo La Porta che hanno fornito assistenza legale ai residenti.

“I ricorrenti hanno accusato lo Stato italiano di non aver adottato tutti gli strumenti giuridici e normativi necessari per garantire la protezione dell’ambiente e della salute – spiegano  i legali – Al contrario, le leggi emanate e susseguitesi nel tempo, hanno avuto il preciso scopo di tutelare, esclusivamente, gli interessi dell’Ilva”. Anche per questo i tarantini si sono rivolti agli avvocati, soprattutto alla luce dei risultati degli studi scientifici (tra gli altri, lo studio “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità) e delle perizie chimico-ambientale ed epidemiologica realizzate dagli esperti incaricati dal Giudice per le Indagini Preliminari, dott.ssa Patrizia Todisco, agli inizi dell’inchiesta sull’Ilva, nel corso dell’incidente probatorio nel procedimento penale c.d. “Ambiente Svenduto”.
“Alla Corte Europea – spiegano gli avvocati – è stato chiesto di riconoscere ai tarantini il loro diritto di vivere in un ambiente salubre. Con la decisione odierna la Prima Sezione della Corte ha riconosciuto la loro giusta richiesta”.

Articoli correlati

Puglia verso la zona gialla: a breve la decisione

Redazione

Alle 19 la messa in diretta su Telerama

Redazione

Tasse d’imbarco e pericolo default? Stop all’aumento: “Rossi trovi i fondi”

Redazione

Frigole nel degrado, Ricci (Mrs): “Segnalazioni cadute nel vuoto”

Redazione

Crollo giovani, più famiglie: a Gallipoli il turismo cambia pelle

Redazione

Nella Asl di Lecce somministrati i primi anticorpi monoclonali

Redazione