Politica

Dall’anatra zoppa alla stampella: commissario subito per il dopo Salvemini

LECCE- Il commissariamento sarà immediato: nelle prossime ore, la Prefettura di Lecce nominerà il funzionario che reggerà le sorti di Palazzo Carafa fino alle prossime elezioni. Lo farà dopo la notifica delle dimissioni da parte dei consiglieri del centrodestra, perché sono queste ultime ad aver accelerato i tempi: se si fosse dimesso solo il sindaco Carlo Salvemini, infatti, si sarebbero dovuti attendere i 20 giorni di tempo concessi per l’eventuale ripensamento. Commissario subito, invece: è il capolinea a cui si è giunti dopo un anno e mezzo di amministrazione che ha sofferto non poco con i numeri.

È stato chiaro sin dall’inizio, anzi prima dell’inizio: lo spoglio della notte dell’11 giugno 2017 ha consegnato il 45,22% delle preferenze al candidato del centrodestra Mauro Giliberti e il 28,97% a Salvemini, che in vista del ballottaggio del 25 giugno si è alleato con Alessandro Delli Noci che, espressione di movimenti civici e Udc, aveva incassato il 16,90%. Il secondo turno ha rovesciato i rapporti di forza: a Salvemini il 54,70 per cento, nove punti in più rispetto allo sfidante. È qui che nasce il problema anatra zoppa, cioè di un sindaco che non ha i numeri in Consiglio per poter governare.

La commissione elettorale però non ha dubbi: la vittoria al ballottaggio basta per assegnare a Salvemini 17 seggi e garantirgli stabilità. Ma finisce presto dinanzi ai giudici l’interpretazione del cosiddetto “voto valido”: il nodo, appunto, è se il computo dei voti validi ai fini della maggioranza debba essere fatto tenendo conto solo delle preferenze raccolte dai candidati sindaci al primo turno (cosa che avvantaggerebbe il centrodestra) o se queste vadano sommate ai voti ottenuti dai due sfidanti al ballottaggio (ciò che garantirebbe la posizione di Salvemini).

L’11 ottobre 2017, il Tar di Lecce spariglia le carte: non vanno valutati anche i voti del ballottaggio. I ricorsi al Consiglio di Stato congelano la situazione, fino a febbraio di un anno fa, quando si proclama l’anatra zoppa una volta per tutte. Cambia la formazione dell’assise: da quel momento in poi, Carlo Salvemini sa di poter contare davvero soltanto su 14 consiglieri perché il centrodestra ne ha ora 17 e c’è inoltre il seggio del M5s. Può farlo, ora ha la matematica dalla sua parte, ma l’opposizione non decide mai di staccare la spina all’attuale governo. Prende tempo.

Dal canto suo, per poter andare avanti, il 25 marzo 2018 il sindaco sigla il “patto di scopo” con Prima Lecce, civica ispirata dal parlamentare Roberto Marti e rappresentata dai consiglieri Antonio Finamore, Paola Gigante e Laura Calò. Il connubio regge fino al 27 novembre, quando Prima Lecce vota contro il via libera all’assestamento di bilancio, ricompattando il centrodestra. Finamore lo ha preannunciato: “non abbiamo più intenzione di sostenere la maggioranza”. “Colgo il segnale ma non abbandono la nave che affonda”, ha detto Salvemini in quell’occasione. Ora ha mollato il timone.

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