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Discarica Burgesi, si cercheranno inquinanti anche nel bestiame

UGENTO- Come fatto a Taranto con l’Ilva oppure a Maglie, ai tempi della CoperSalento, allo stesso modo la presenza di eventuali inquinanti sarà indagata anche sui capi di bestiame e sulle coltivazioni che ricadono a poca distanza dalla discarica Burgesi di Ugento. Sarà questa una delle fasi previste nel piano operativo per la messa in sicurezza del sito che era nato per accogliere rifiuti solidi urbani ma che sarebbe stato utilizzato per tombare rifiuti altamente tossici, come 600 fusti di Pcb, almeno stando alle dichiarazioni auto-accusatorie, mai concretamente riscontrate, dell’imprenditore Gianluigi Rosafio. La presenza di tracce di quel cancerogeno nel percolato c’è. Al momento, la falda pare essere stata risparmiata, ma c’è da capire ancora quale sia la portata vera dell’inquinamento a Burgesi, che è esattamente a cavallo tra i centri di Gemini e Ugento, Acquarica del Capo e Presicce.

La prima fase di investigazione sarà fatta sul corpo della discarica. Poi, si passerà alle matrici ambientali come aria, acqua, suolo. Va, ancora, valutata la presenza di elementi inquinanti nei prodotti agrozootecnici. Ma pregiudiziale a tutto il resto sarà comprendere se quei fusti di Pcb sono stati davvero sepolti a Burgesi, cosa che si potrà capire solo con una investigazione geofisica nei tre lotti della discarica.

Dopodiché, dall’esame complessivo si passerà alle determinazioni consequenziali, per aprire una nuova fase, quella della eventuale bonifica, che richiede anche di individuare nuove risorse. Ecco perché il sindaco di Ugento Massimo Lecci lancia una sorta d’appello all’unità, alla vigilia del sopralluogo dell’Autorità di Bacino distrettuale per l’Appennino meridionale, richiesto dal ministro per il Sud Barbara Lezzi.

Per l’avvio del piano operativo, condiviso da tutti gli enti preposti, si attende solo che il Ministero dell’Ambiente accrediti le somme già stanziate, un milione di euro da suddividere tra i diversi organi di controllo per avviare le attività. Quindi il cerino ora è in mano proprio al governo, che ha il potere di fare presto.

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