LECCE- E’ la sinistra “popolare”, più a sinistra di tutti, quella che si è formata nelle associazioni territoriali, che non disdegna di definirsi marxista e fa rete con le altre realtà nate dal basso in tutta Italia. La Lista “Potere al Popolo” scende in campo anche nel Salento per le prossime elezioni politiche del 4 marzo. Nelle scorse ore, la raccolta delle firme per presentarsi alle urne è andata oltre le aspettative nei diversi centri in cui è stata organizzata, da Lecce a Leverano, da Alessano a Taurisano.
Sono stati resi noti i nomi dei candidati. Per il plurinominale alla Camera, capolista è il docente universitario di Sociologia Politica Fabio De Nardis, animatore dell’occupazione dell’ex asilo nido a Lecce; poi c’è Mariagrazia Simmini, nome molto noto per le battaglie portate avanti, ad esempio, contro l’estirpazione degli ulivi e il gasdotto Tap; c’è, ancora, Andrea Cataldo, musicista e studente di composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Bari, “voce” popolare a Lecce e presente in molte lotte locali; c’è anche Virginia Amorosi, leccese trapiantata a Napoli, dove lavora nella facoltà di Giurisprudenza della Federico II ed è una delle anime dell’ex opg occupato “Je so’ pazzo”, fucina di sperimentazioni sociali ed esperienza culla della lista Potere al Popolo. Da lì proviene anche il “capo politico” Viola Carofalo.
All’uninominale alla Camera, De Nardis corre per il collegio di Lecce, Simmini per quello di Nardò, Francesca Seclì per quello di Casarano, Emanuele Modugno per quello di Francavilla Fontana.
Per il plurinominale al Senato, invece, ci sono la docente Ada Donno, Ciro Manigrasso, Rita Nini, Ivano Valente. Per l’uninominale, Nini, già candidata alle scorse amministrative a Brindisi a sostegno di Rossi, corre per il collegio Lecce-Francavilla; Carlo Martignano, volto storico del Popolo degli ulivi, per quello di Casarano-Nardò; Biagio Grassi per Brindisi-Monopoli; Margherita Matteo per Taranto-Martina Franca.
Un programma politico che ha la sua ossatura nella lotta al precariato e allo sfruttamento di classi sociali e territori, “contro la cattiva scuola e le opere inutili”, fondato sulle esperienze di partecipazione popolare in varie parti d’Italia.