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Infiltrazioni mafiose, il prefetto cancella quattro aziende dalla White List

LECCE- E’ finita di fronte al Tar la cancellazione dalla White List per quattro aziende leccesi. La Prefettura di Lecce le ha depennate dall’elenco delle società non soggette a tentativo di infiltrazione mafiosa operanti nei settori esposti maggiormente a rischio.

Sono nomi di peso quelli delle aziende “espulse”, se non altro perché aggiudicatarie di numerosi appalti pubblici in diversi comuni salentini.

Sulle motivazioni resta il riserbo. Ma è certo, almeno dal punto di vista temporale, che la mannaia del prefetto è arrivata a poche settimane di distanza dal terremoto scatenato dall’inchiesta sui presunti intrecci tra mafia e politica a Surbo: tra i nove indagati ci sono anche l’amministratore di fatto e il procuratore speciale di un’azienda. Nell’avviso di conclusione indagini sono contestati, a vario titolo, presunte illiceità nell’affidamento di due appalti pubblici, ma anche presunte minacce e tentativi di estorsione che l’imprenditore  avrebbe posto in essere nei confronti di suoi dipendenti, “invitati” a tollerare mancati pagamenti. Lo avrebbe fatto, secondo la Procura, sfruttando la forza intimidatrice di Antonio Pellegrino, esponente di spicco della Scu. Sarà il giudice penale a stabilire la verità di questi fatti.

Nel frattempo, però, quello amministrativo dovrà occuparsi del resto. E non è poco.

Il presidente del Tar, Antonio Pasca, con decreto cautelare, nei giorni scorsi, ha respinto la richiesta di congelare il provvedimento di cancellazione, ma solo perché la discussione sulla sospensiva è fissata in camera di consiglio per il prossimo 10 gennaio, un lasso di tempo tutto sommato breve, non in grado di compromettere le possibilità per le società di partecipare ad eventuali gare pubbliche, come pure paventato dai legali Roberta Luceri e Simona Marzo, che difendono le imprese.

Dunque, la prossima sarà la settimana decisiva per capire come si orienteranno i magistrati in questa prima fase. La cancellazione non è roba di poco conto: la White List è stata istituita presso la Prefettura il 14 agosto 2013, in applicazione della legge 190 del 2012. Le aziende si iscrivono volontariamente e a loro conviene, perché esserci equivale ad avere l’informazione antimafia per l’esercizio delle attività. In poche parole, le stazioni appaltanti non devono richiedere la certificazione antimafia alle imprese iscritte in questi elenchi perché hanno già superato il vaglio del controllo della Prefettura, che verifica periodicamente l’assenza delle cause contenute nel Codice antimafia e di eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa.

Per tutte e quattro le società il decreto prefettizio è arrivato il 7 novembre. Due giorni dopo sono giunti anche i provvedimenti dell’Autorità nazionale anticorruzione, atti che ora si chiede di annullare, accertando il diritto di tutti a restare nella White List.

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