Cronaca

Ciolo, nodo sul tavolo del prefetto. Il sindaco: “ci riconvochi”

GAGLIANO DEL CAPO- Servono 30mila euro per sbloccare l’ultimo tratto della riviera levantina, 300mila euro per monitorare le pareti rocciose del Ciolo, attività preliminare a qualunque altro eventuale intervento. Dopo la relazione dei consulenti tecnici della Procura, lo studio che di fatto demolisce i progetti del Comune sulla installazione delle reti nel canalone, si vuole sì ricominciare, ma con i piedi di piombo e la regia del prefetto.
“Abbiamo sollecitato la convocazione del tavolo in Prefettura qualche giorno fa e siamo tornati a farlo nelle scorse ore”, assicura il sindaco di Gagliano del Capo Carlo Nesca. Il primo vertice venne convocato nel giugno scorso per affrontare il nodo litoranea. Gli incontri con la Provincia sono andati avanti, ma al momento senza risultati.

Il rischio, nell’immediato, è che per il terzo anno consecutivo quel tratto di strada panoramica resti interdetto, per quanto i divieti siano di fatto scavalcati. Nel medio termine, invece, c’è il problema di trovare una alternativa agli interventi massicci di messa in sicurezza del Ciolo, perché, come anche sostenuto dai geologi interpellati dalla Procura,  lì il pericolo naturale resta in ogni caso, visto che si tratta di rocce fratturate. E va garantita, quindi, una fruizione controllata e sostenibile del sito.

Con quali soldi? Uno dei due finanziamenti incassati dal Comune, quello da 500mila euro, è stato revocato dalla Regione. Il progetto è stato ripresentato, ma ancora non si sa se sarà ammesso. L’altro finanziamento Cipe da un milione di euro al momento resta. Ma per farne cosa, visto che è stata stroncata l’ipotesi reti?

“Non abbiamo valutato la rinuncia al milione di euro o se può essere utilizzato per soluzioni diverse da quelle prospettate all’origine – dice Nesca –. Per questo bisogna interloquire per forza con la Regione, anche alla luce delle valutazioni tecniche che i funzionari dovranno fare. Tutti i presenti al primo tavolo prefettizio condivisero la necessità di un’alternativa alle reti, con la premessa del monitoraggio”.

Stando a una prima stima, quel monitoraggio costa, si diceva, 300mila euro, ma i finanziamenti originariamente attribuiti a Gagliano non possono essere comunque utilizzati per questo. Per sbloccare la litoranea, invece, il costo presunto è di 30mila euro, per installare sensori che consentano di tenere sotto osservazione il masso pericolante che minaccerebbe la strada. Chi li mette quei soldi? Anche questo si attende di definirlo su quel tavolo per cui si aspetta la chiamata dalla Prefettura.

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