Cronaca

Operazione Federico II: chiuse le indagini, 43 indagati

LECCE- Sono 43 gli indagati nell’Operazione Federico II condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce che il 12 dicembre scorso portò in carcere 27 persone. Nelle scorse ore è stata notificata la conclusione indagini per per associazione mafiosa, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti. Un’operazione nata da un’inchiesta coordinata dal procuratore Guglielmo Cataldi, figlia delle precedenti operazioni “Augusta” e “Network”.
Al centro delle indagini, partite nell’agosto del 2012 il gruppo di Andrea Leo, detto Vernel, personaggio di spicco della criminalità organizzata di Vernole, organizzatore di traffici di sostanze stupefacenti con ruoli affidati anche alla compagna Maria Valera Ingrosso, e al cognato di lei Alessandro Antonucci. La droga viaggiava sull’asse salento Albania. Il contatto era Kristaq Boci, che paese delle aquile ne importava quantità ingenti. Rivelatrici una serie di intercettazioni ambientale con una microspia piazzata in casa di Gabriella De Dominicis, moglie del detenuto Massimo Signore, mentre si trovava agli arresti domiciliari. Il continuo via vai di tossicodipendenti è stato quindi documentato così come le decine di compravendite di droga. Non mancano le estorsioni e le minacce nei confronti di chi non versava i guadagni.

Sono stati sequestrati anche beni mobili e immobili per oltre 600 mila euro che si avviano alla confisca.  Ad essere contestato a molti degli indagati è il 416 bis, associazione di stampo mafioso. Una sacra corona unita intorno alla quale ruotano molti non affiliati formalmente, ma comunque molto attivi. Una frangia operava principalmente tra Lecce e Cavallino, nel rione Castromediano, ma che controllava anche Vernole, San Cesario e San Donato, Melendugno, Martano, Caprarica.

A capo Salvatore Rizzo e Andrea Leo detto Vernel, ma ai vertici c’erano anche Ivan Firenze, Nicolino Maci, Alessandro Verardi. Importante il ruolo delle donne: Maria Gabriella De Dominicis gestiva il patrimonio dell’associazione, impartendo gli ordini attraverso le cosiddette “sfoglie”, ovvero le direttive, scritte o orali, trasmesse da Andrea Leo, detenuto, agli affiliati esterni, mentre maria Valeria Ingrosso, si legge nella conclusione indagini, gestiva il traffico e lo spaccio di droga, cocaina soprattutto, venduta in grosse quantità. Documentate le minacce a fronte di stupefacenti non pagati.

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