LECCE- Hanno dai 20 ai 30 anni. Alcuni sono molto giovani, altri un po’ più in là con gli anni. Assediano i parcheggi dei grandi centri commerciali o presidiano gli ingressi dei negozi. I clienti sono ormai abituati alla loro presenza. C’ è chi li tollera, chi li aiuta, chi è indifferente. Le mani sempre piene di cianfrusaglie , e un sorriso doveroso. Parole gentili in un italiano stentato e tanta pazienza, ore e ore a rincorrere gli avventori , ad indicare un parcheggio disponibile.
È il popolo dei ragazzi di colore che a Lecce sono arrivati e si sono fermati e per i quali quello della questua è diventato ormai un lavoro. Se ne contano a decine, sono tanti, ognuno ha la sua fetta di spazio. Alla vista delle telecamere molti si allontano. Perché sono irregolari, e il permesso di soggiorno non ce l’hanno, e perché questa attività non è che sia proprio legale. Arrivano dall’Africa e anche chiedere l’elemosina è meglio della guerra e della fame ed è meglio che spacciare droga e alimentare le sacche di criminalità che in molte città sono diventate intollerabili.
20 euro al giorno, se va bene e articoli comprati dai negozi cinesi, o souvenir, accendini, braccialetti di cui nessuno ha realmente bisogno.Lecce li accoglie, e loro qui raccontano di trovarsi bene.a volte l’insistenza esaspera, a volte le riflessioni sono amare
Lecce e l’Italia questo sembrano offrire, niente più che accoglienza caritatevole e tolleranza. Non è vera integrazione, non è la soluzione. molti di loro si accontentano, e così vivono, senza prospettive, moneta dopo moneta, che serve per mangiare e continuare a vivere alla giornata. E anche se all’apparenza non hanno padroni, anche l’elemosina può diventare business, gestito da qualcuno.