BARI- A rifornire le piazze di spaccio dell’hinterland barese era soprattutto il fiume di droga proveniente dal Salento. Marijuana, principalmente, che, come è emerso dalle intercettazioni telefoniche, i leccesi si procuravano andando direttamente in Albania.
Per questo si sono aperte le porte del carcere per Salvatore Solombrino, 60 anni di Castrignano de’ Greci, e Cosimo Miggiano, 35 anni, nativo di Galatina. Anche loro sono finiti al centro della retata che all’alba ha portato i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari ad arrestare undici persone a Bitonto, apponendo i sigilli, ai fini della confisca, su beni e quote societarie per complessivi 750 mila euro.
I due leccesi, secondo le indagini coordinate dalla Dda di Bari, avevano il ruolo chiave di principali fornitori delle sostanze stupefacenti poi rivendute dal clan dei fratelli Di Cataldo, alias “li pecuri”. L’operazione Black Sheep, “pecora nera” appunto, ha preso il via dalla denuncia di un imprenditore vittima di estorsione da parte di vari gruppi della zona. Le attenzioni si sono focalizzate subito sui sodalizi criminali Di Cataldo e Cipriano. E da lì si è dipanata la matassa che ha portato anche a Lecce: il core business dei clan, infatti, non era il racket ma lo smercio di importanti quantitativi di droga sulla piazza di Bitonto, fino a 20 chili ogni quattro settimane, per un volume di affari di 40mila euro al mese. L’approvvigionamento a monte dell’intera filiera veniva fatto a San Severo e nel Leccese.