BRINDISI- Il Tar di Lecce boccia i ricorsi dell’Eni che dovrà mettere in sicurezza la falda inquinata dello stabilimento brindisino e dovrà farlo secondo le prescrizioni decise dalla conferenza nazionale permanente dei servizi presso il ministero, ossia, con il metodo del confinamento fisico e non con quello, proposto dall’Eni della barriera idraulica.
Il Tar ha accolto quanto sostenuto dal Ministero dell’Ambiente e cioè che le aziende che si insediano in un suolo inquinato devono vigilare sulla questione e provvedere alla messa in sicurezza. Non solo, il metodo della barriera fisica, costituita da un muro di cemento lungo tutta l’area inquinata (sul modello Marghera) avrà dei costi altissimi per l’azienda. Eni dovrà, ora, ricorrere al Consiglio di Stato per opporsi alle tre sentenze della prima sezione del Tar di Lecce.
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