LECCE- Il sit in è durato per buona parte della mattinata, in via Miglietta: mentre all’interno i sindacati confederali e la Fsi discutevano con la direzione generale Asl dell’aumento dell’orario di lavoro per gli operatori di Sanitaservice, fuori gli iscritti (i più numerosi) dell’Usb hanno protestato per l’esclusione da quel tavolo.
Puntualizzando anche una verità: ad avanzare la proposta vagliata dall’azienda e largamente condivisa in mattinata dalle altre organizzazioni sindacali è stata proprio l’Unione sindacale di base. È stata lei a scandagliare gli affidamenti concessi alla società inhouse, portando a galla un’anomalia: non erano state inizialmente incluse le superfici da pulire nei plessi dell’ex Asl Lecce 2. E questo significa che ora potranno essere conteggiate più ore di servizio, da spalmare sui lavoratori part time.
Per la Asl, la questione era già stata trattata al tavolo di comparto del 10 giugno scorso e quella di oggi era una prosecuzione del precedente incontro, non una nuova convocazione che avrebbe dovuto tener conto di un allargamento alle Rsu interne a Sanitaservice.
Formalità che, tuttavia, infiammano gli animi già tribolati all’interno della inhouse, tanto più ora che si è di fronte ad un passaggio strettissimo, quello di un progressivo passaggio ad almeno 33 ore settimanali per gli oltre 800 dipendenti. Per il momento si viaggerà in due direzioni in vista di quell’obiettivo. Da un lato, verranno conteggiate le necessità in più rintracciate dopo la svista nel business plan originario e relativa alla misurazione delle superfici; dall’altro lato, il monte ore liberato con i pensionamenti di 19 ausiliari dovrebbe essere assorbito da Sanitaservice. Per questo, però, è necessario una deroga da parte della Regione. Ciò che si attende entro le prossime settimane.