Cronaca

Operazione ‘Galatea’, 9 avvisi ai ‘colletti bianchi’

LECCE   –   L’operazione ‘Galatea’ che seguì all’omicidio di Salvatore Padovano e che portò in carcere il suo assassino, il fratello Rosario, ha aperto uno scenario su una serie di vicende parallele che hanno coinvolto oltre ai sodali del clan attivo a Gallipoli e non solo, anche amministratori, imprenditori, dirigenti comunali e anche sindacalisti.

Oggi nuovo colpo di scena con la notifica di conclusione indagini da parte dei ROS al comando del Col. Vincenzoni, a 9 persone tra Gallipoli e Parabita.

Le accuse sono diverse e vanno dal rifiuto di atti d’ufficio, ”abuso d’ufficio” e “distruzione aggravata di atti veri”. Notifiche che sono il risultato dell’ attività investigativa partita da ‘Galatea’ e che oggi fa emergere una serie di illeciti commessi da pubblici amministratori, pubblici dirigenti ed imprenditori, nella gestione di appalti pubblici e nelle procedure di nomina di pubblici dirigenti.

Due i filoni, uno nel Comune di Gallipoli, l’altro in quello di Parabita. Nel primo caso, le persone coinvolte sono l’ex sindaco di Gallipoli, Giuseppe Venneri, e l’allora Segretario generale del Comune, Guido De Magistris, indagati per “concorso in rifiuto di atti d’ufficio”.

Un atto in particolare che, per ragioni di giustizia, avrebbe dovuto essere adottato senza ritardo. I due , ex sindaco e tecnico, sapevano bene, che parte della famiglia padovano aveva occupato abusivamente l’immobile del ‘Teatro Comunale Garibaldi’, di proprietà del Comune di Gallipoli.

La famiglia, in particolare padre e madre del boss ucciso, aveva sistemato lì la sua residenza e ci viveva tranquillamente. Tutti sapevano, quindi e nessuno agiva. Gli amministratori in questione sono accusati di non aver fatto nulla per provvedere allo sgombero nonostante , il danno erariale che l’occupazione abusiva stava procurando alla stessa amministrazione comunale.

In realtà, la vicenda è datata. La famiglia del boss Padovano aveva occupato una porzione del Teatro comunale, all’interno della quale era stata ricavata un’abitazione, sin dal 1972.

Nell’aprile 2012, il Commissario prefettizio che segui all’amministrazione Venneri, messo al corrente della vicenda, aveva intrapreso un’iniziativa amministrativa, tutt’ora in corso, per rientrare in possesso dell’immobile. All’ex sindaco e al segretario si contesta il fatto di non aver provveduto, nel 2011, allo sgombero.

“Dimostrerò la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati – commenta l’ex primo cittadino – . Tra l’altro nel giugno del 2011 già non ero più sindaco”.

E poi c’è la vicenda che riguarda, invece, il Comune di Parabita e che vede coinvolti un rappresentante territoriale, quattro rappresentanti sindacali del Coordinamento Sindacale Autonomo Enti Pubblici del Comune di Parabita, l’ex sindaco Adriano Merico e l’allora dirigente comunale Mirko Vitali, già implicati in un processo che riguarda proprio l’illegittima assunzione di Vitali.

Ora l’accusa, concorso in abuso d’ufficio, riguarda la trasformazione del contratto di Vitali da tempo parziale a tempo pieno, senza comunicarlo formalmente alle organizzazioni sindacali. Sotto la lente dei ROS è finito un verbale dell’ 1 marzo 2010 il cui originale fu distrutto.

Quel giorno e in quella sede alcuni partecipanti alla riunione avevano denunciato le irregolarità commesse in occasione della sua assunzione a tempo pieno.

Gli altri indagati sono il sindacalista Enrico Vecchio, i dipendenti comunali Giuseppe Garzia, Vincenzo Barone, Annamaria Cataldo e Tommaso Cataldo, vigile urbano. 

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