Cronaca

Monteroni, nuovo arresto per il presunto usuraio

LECCE  –   Il primo arresto risale alla fine dello scorso ottobre. A questo sono seguiti una serie di sviluppi nelle indagini che hanno permesso ai Carabinieri della Compagnia di Lecce di accumulare prove su prove, raccogliere testimonianze, acquisire dichiarazioni da altre vittime che dopo essersi fatte coraggio decidevano di collaborare.

In mattinata per l’imprenditore di Monteroni Domenico Giancane, già in carcere a Borgo San Nicola,  è scattato un nuovo arresto disposto  dal GIP  Ines Casciaro,  su richiesta del PM  Alesso Coccioli.

Le accuse contestate all’imprenditore edile sono di usura pluriaggravata continuata ed esercizio abusivo di attività finanziaria con un’intensa attività usuraria nei confronti di un altro imprenditore edile monteronese: dopo l’arresto di Giancane, si è deciso a parlare formalizzando contro il suo aguzzino, una dettagliata denuncia.

Non è il primo e, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultimo. Lo conferma una scritta anonima apparsa a poche ore dall’arresto di Giancane  sotto la statua di Sant’Antonio a Monteroni: “Per grazia ricevuta ringrazio tutti per l’arresto dell’usuraio Giancane”.

L’ultima denuncia di un altro imprenditore edile,  è dettagliata: i tassi di interesse a fronte di un prestito che aveva permesso all’uomo di portare avanti la sua azienda toccavano il 120% annuo. In un momento di grande difficoltà la vittima  aveva ceduto alle lusinghe di Giancane che si era offerto di aiutarlo ‘amichevolmente’ sostituendosi di fatto alle banche.

Complessivamente si parla di operazioni usurarie per un valore  di circa 150.000 € pagati dalla vittima che pur avendo ripianato il debito continuava a ricevere richieste.

Un giro di denaro confermato dalla documentazione, tra assegni e cambiali, che i Carabinieri hanno trovato in casa delle vittime, le stesse che Giancane avrebbe contattato per cercare di convincerle a non denunciarlo, inconsapevole del fatto che i suoi telefoni erano sotto controllo.

Insieme a Giancane, i Carabinieri avevano ammanettato un dipendente delle sue aziende, Paolo Giovanni Guido, 43 anni di Castrignano del Capo, poi scarcerato dal Riesame. Nell’inchiesta erano finiti anche  un Consigliere comunale di Monteroni ed un altro imprenditore.

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