CronacaEconomia

“Il Primitivo scacci le pale”: Manduria si ribella all’eolico

MANDURIA (TA)  –   Sulle maioliche del ‘500 è impressa l’invocazione a S.Martino, perchè dia il vino buono e protegga l’annata. Ora, Manduria cerca il Santo a cui votarsi, per proteggere tutti i raccolti a venire. Bisogna venire fin qui, nelle cantine che sono la culla dell’economia della città, per capire cosa i tre impianti di megaeolico in fase di valutazione di impatto ambientale rischiano di travolgere.

E bisogna salire fin su quest’altura, dove il vento spacca le orecchie, ma la vista dei vigneti è a perdita d’occhio e si cammina tra le tombe messapiche, per comprendere il dissenso che unisce l’intera città contro il possibile arrivo di 63 pale eoliche.

I progetti presentati dalle tre società ‘Monte’, ‘Messapia Energia’ e ‘Manduria Green’ le prevedono proprio in questa vallata. 16 a sinistra della Statale, accanto alla centrale di Erchie già installata. Altri due impianti, uno da 19 e l’altro da 28 torri, sulla destra, dove c’è da tempo un anemometro a picchettarne l’arrivo. E a queste rischiano di aggiungersene altre 73, perchè, come confermato dalla stessa Regione Puglia, sulla testa di Manduria e dei comuni limitrofi pende la spada di ulteriori 5 progetti.

È con questa nuova consapevolezza che si è risvegliata Manduria, con l’acqua alla gola dei pareri degli enti da rendere e che trovano compatti  Comune e Provincia sul ‘no’ e trovano sponda in Regione. Ma la partita è aperta e i manduriani sanno che le pale sono un fendente al nome e al cuore della città. Ecco perchè, oltre agli ambientalisti, a scendere in campo è soprattutto il settore produttivo. Ogni azienda vitivinicola ha indirizzato le proprie osservazioni a Bari. E tutte viaggiano sulla stessa linea.

A Manduria, solo nelle tre Cooperative sociali si contano almeno 2.500 soci. È tra loro che si redistribusice il fatturato da 30 milioni di euro l’anno. Ricchezza diffusa da tutelare, contro gli incassi di pochi.

Per le solo 63 pale ora al vaglio della Regione, si stima  72 milioni di euro l’anno,  nelle tasche di nomi già noti per chi ha avuto confidenza con il fotovoltaico a Lecce e Brindisi: Ing. Santo Masilla, Leonardo Filotico, Enrico Minoli, fratello del più noto giornalista  Gianni.

È questione, dunque, anche di equità. E le ‘compensazioni’ al Comune non bastano a riparare dai danni che per i produttori rischiano di sacrificare  la fatica di 2.400 ettari convertiti a primitivo Doc e Docg, le prime aree di Puglia a fregiarsi di queste denominazioni. Potrebbe essere proprio questo il grimaldello per allontanare la selva di aerogeneratori, che rischiano di abbattersi anche su un altro tipo di economia fiorente: quella agrituristica ed enoturistica, in particolare. Francesco Selvaggi ha lasciato Roma 30 anni fa per gestire questa struttura, preferita soprattutto da inglesi.

Sulla strada che attraversa i campi interessati dagli impianti eolici, sono almeno 30 le masserie storiche che si incontrano. A pochi km acropoli e necropoli di quella che un tempo era Felline, in Contrada ‘I castelli’, sito scavato dall’Università di Firenze e che attende d’essere tutelato. Sì, bisogna venire fin qui per comprendere come la cicatrice dell’eolico potrebbe segnare il volto di questo Salento fiorente.

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