Economia

Patto di stabilità, ecco gli 8 ‘Comuni-pirata’

LECCE – Nella ‘black list’ di chi sarà sanzionato per non aver rispettato il Patto di stabilità 2011, ci finiscono 8 Comuni salentini, tutti della provincia di Lecce. Sono Alliste, Andrano, Casarano, Collepasso, Maglie, Matino, Melissano e Nardò e per loro si prevede un’ammenda complessiva che supera il milione e 700mila euro (1.718.523 euro), risorse che verranno recuperate sui fondi che il Ministero dell’Interno corrisponderà nell’esercizio finanziario 2012.

A metterlo nero su bianco è il Viminale nel Decreto del 26 luglio, pubblicato nelle scorse ore sul sito del Dipartimento per gli  Affari interni e territoriali. La fotografia è impietosa e chiama in causa soprattutto il Comune di Nardò, il più sanzionato del Salento, visto che si ritroverà con 854.910 euro in meno sul fondo sperimentale di riequilibrio.

Una mazzata per l’ente che giusto il 1 aprile scorso ha certificato di aver rispettato gli obiettivi del Patto di stabilità interno, sebbene il prospetto inviato a Roma non recasse la firma del Presidente del Collegio dei Revisori, per il quale i limiti non erano stati invece rispettati a causa del mancato riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Nardò così, assieme a Melissano, rientra tra i 18 comuni italiani inadempienti per mancato invio della certificazione necessaria o per invio di certificazione non conforme.

Ad aver sforato il tetto di spesa gli altri 6, tra cui Casarano, che si troverà con -272mila euro e Maglie con -292.737euro. Seguono Matino con -151.190 euro, Alliste con -111.241euro, Collepasso con -105.254euro e Andrano con -97.898euro.

Ma non si tratta solo di soldi che non arriveranno per il 2012 nelle già precarie casse comunali. Ci sono altri paletti, pesantissimi, che per via di questo condizioneranno l’attività dei Municipi ‘pirata’: gli enti inadempienti si vedranno bloccati mutui e assunzioni, dovranno ridurre le spese correnti alla media dell’ultimo triennio e, ciliegina sulla torta, gli amministratori dovranno tagliarsi le indennità del 30% e pensare che potrebbe anche essere andata bene. Il prossimo anno, infatti, dovranno restituire per intero le somme versate, per salvare i conti romani.

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