Cronaca

21enne ucciso: salgono a sei gli indagati. I moventi: droga e vendetta

MANDURIA – Il 22 febbraio scorso Natale Naser Bahtijari, 21enne montenegrino, partì dal campo sosta Panareo a Lecce alla volta di Manduria e lì incontrò la morte, dopo essere stato pestato in un bar in centro, trascinato in auto e gettato in una scarpata, lì dove è sfumato l’intento di dargli anche fuoco.

Per quell’assassinio gli indagati salgono adesso a sei: gli avvisi di conclusione delle indagini sono stati notificati nelle scorse ore, su disposizione del pm Milto De Nozza della Dda di Lecce.

Cristallizzati, in primis, i moventi dell’esecuzione: traffico di stupefacenti e vendetta.

Il 21enne sarebbe stato ucciso per un debito di droga contratto dai manduriani con il fratello maggiore della vittima, Suad: faccenda, questa, che chiama in causa anche un nascente giro d’affari sull’asse Lecce-Manduria. Secondo movente: uno sgarro al clan Stranieri, manifestatosi con presunti spari indirizzati all’auto della figlia del Boss Stellina nonchè mamma di Vincenzo D’Amicis. Nonno e nipote sono entrambi indagati.

De Amicis e i 23enni Simone Di Noi e Domenico D’Oria sono accusati di concorso in omicidio pluriaggravato dai motivi futili, dall’aver adoperato sevizie, dall’avere agito con crudeltà e dal metodo mafioso e per tentata soppressione di cadavere. Dovranno rispondere anche di detenzione illegale di arma da sparo.

Gli stessi Di Noi e D’amicis insieme a Suad (fratello della vittima) sono accusati di cessione, acquisto, detenzione e trasporto illecito di stupefacenti.

Vincenzo Stranieri (alias “Stellina”) e il nipote risponderanno insieme di concorso in rapina pluriaggravata, per aver sottratto -minacciandole e usando violenza – auto ed effetti personali alle amiche della vittima che, ignare, lo hanno vanamente atteso in piazza fino a tarda sera.

Il titolare del centralissimo bar in cui il 21enne è stato accompagnato con l’inganno e poi pestato brutalmente è indagato per favoreggiamento: avrebbe spento le telecamere del suo locale, ripulito le tracce di sangue e negato di conoscere gli aguzzini.

E.FIO

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