Attualità

Lento ma inesorabile il processo di desertificazione del centro di Brindisi

BRINDISI – Il 2021 si chiude con una ulteriore fase del lento, ma inesorabile processo di desertificazione del centro storico di Brindisi e, in particolare, dei corsi principali.

Un fenomeno iniziato tanti anni fa, quando aprirono i primi centri commerciali, e che adesso si è aggravato a causa della lunghissima fase – ancora in corso – di emergenza sanitaria. Sono decine le saracinesche abbassate, così come si registra una mortalità precoce di tantissime attività che aprono i battenti per poi richiuderli dopo qualche mese. Certo, ci sono anche altre cause che determinano questo fenomeno, la prima delle quali è certamente legata alle difficoltà di accesso al credito, nonostante gli sforzi che compiono le associazioni di categoria con i propri consorzi di garanzia.

E non hanno ancora sortito risultati apprezzabili i distretti urbani del commercio, il cui obiettivo era proprio quello di determinare una inversione di rotta, introducendo forme di rivitalizzazione dei centri storici per renderli più attrattivi, sia per i cittadini del posto che per i tanti turisti in transito nella nostra regione.

Il quadro attuale, evidenziatosi anche durante queste feste natalizie, dimostra una crisi profonda che deve far riflettere e, allo stesso tempo, deve determinare scelte coraggiose e lungimiranti da parte degli enti locali e della Regione Puglia. Il commercio, infatti, merita maggiori attenzioni che non si possono limitare ai pur utilissimi bandi per fornire liquidità alle micro e piccole imprese. Occorrono interventi strutturali in cui si mettano insieme le esigenze del commercio con la valorizzazione dei patrimoni artistici e culturali dei nostri centri storici. E Brindisi,  da questo punto di vista, può dire e fare davvero tanto visto che i segni della storia sono ben evidenti ed inseriti proprio nel contesto del centro storico.

La speranza è che si cominci già dal 2022 ad andare ben oltre i lodevoli sforzi messi in campo per fronteggiare la crisi pandemica.

Mimmo Consales

 

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