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Area marina protetta Otranto-Leuca al palo, il sindaco Cariddi richiama il Ministero

OTRANTO- C’è un buco di due anni nell’iter per l’istituzione dell’area marina protetta Otranto-Leuca, la seconda della provincia di Lecce, dopo quella di Porto Cesareo. L’avvento della pandemia ha praticamente congelato il procedimento e dal 2019 dal Ministero dell’Ambiente, oggi della Transizione Ecologica, non sono più arrivate notizie. Il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, in queste ore ha contattato i responsabili ministeriali per sollecitare le risposte rimaste inevase per due anni e, sulla base di queste, riprendere il ragionamento assieme ai colleghi sindaci. Il tema torna con la sua urgenza soprattutto ora, dinanzi al primo progetto di grande eolico off shore nella fascia Porto Badisco-Castro, ad iniziare da 9 chilometri dalla linea di costa.

La procedura aveva avuto una spinta decisiva con la legge di bilancio 2018 che aveva previsto l’istituzione dell’area marina protetta “Capo d’Otranto – Grotte Zinzulusa e Romanelli“, dunque proprio nella zona oggi interessata dal progetto eolico. La prospettiva di allargare l’area di tutela fino a Leuca, trasferendo sul versante marino la fascia di protezione già esistente a terra con il Parco costiero regionale, ha ingolfato il cammino. Il tutto si è arenato su un punto cruciale: i sindaci hanno chiesto ad Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale braccio tecnico del Ministero, di prospettare la zonizzazione della futura area marina protetta, cioè di individuare le varie zone a tutela crescente in cui suddividerla. Solo sulla base di ciò, infatti, è possibile avere in maniera chiara ciò che si può fare e cosa no lungo tutti quei chilometri di costa in cui ci sono interessi e usi diversi, compresi porti, canali, stabilimenti, luoghi dediti alla pesca. Tutti i sindaci finora si sono detti comunque favorevoli all’istituzione dell’area, ma per potersi esprimere nel merito hanno chiesto, appunto, l’ipotesi di massima sulla zonizzazione, che Ministero e Ispra avrebbero dovuto produrre anche sulla base di studi scientifici. Al momento tutto tace.

Non è un percorso semplice né a livello tecnico né politico. Anche perché Aree marine protette a macchia di leopardo non ne sono state fatte finora e, per bypassare eventuali no, una strada, indicata dal sindaco Cariddi, potrebbe essere quella già perseguita alle Eolie, vale a dire l’individuazione di eventuali “zone d”, senza vincolo, che possano fungere da collante tra i tratti di maggiore tutela, visto che si sta ragionando su una fascia costiera molto estesa.

 

t.c.

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