Ambiente

Tap, reportage dai confini della zona rossa: alt e filo spinato. Commercianti “a digiuno”

MELENDUGNO- E’ una bella giornata, dal lungomare si vedono benissimo le montagne albanesi. Ma a San Foca qualcosa pare essersi spezzata. È in vigore da una settimana l’ordinanza prefettizia che istituisce la “striscia di San Basilio”, com’è stata ribattezzata la zona rossa attorno al cantiere del gasdotto Tap. La normalità è scomparsa per chi qui vive.

Seguiamo la signora Lucia, proprietaria di una villetta nell’area vicina al cantiere. Lei riesce a passare, noi veniamo fermati. Anche Lucia è costretta a tornare indietro: i cancelli le impediscono di proseguire. Le dicono di imboccare un’altra strada. Da Punta Cassano. È sterrata e fangosa. “Io dovrei passare da questo pantano, secondo loro – dice Lucia –. Quando mi hanno rilasciato il pass in questura mi hanno detto che mi avrebbero contattato per capire come risolvere il problema anche di eventuali miei ospiti. Intanto non riesco a passare io. Mio marito, per andare in campagna stamattina, è rimasto bloccato dalle 8,30 alle 10”. Proseguiamo con lei da quest’altro accesso. Dopo pochi metri veniamo di nuovo fermati. Documenti. Registrazione. Responso: lei può procedere. Noi no. Nemmeno proponendo di lasciare la telecamera. La signora Lucia non può avere ospiti per ora a casa sua, nemmeno per un caffè.

Alt anche per Gianluca Maggiore, titolare di un contratto di comodato d’uso relativo al terreno che ospita il presidio noTap: ha richiesto il pass venerdì scorso, ancora niente.

Ci sono pattuglie ovunque, ad ogni varco, anche in pineta, lungo la litoranea. Cosa succede al di là ve lo possiamo raccontare solo attraverso i documenti foto e video che ci hanno affidato i proprietari dei terreni: sulla recinzione è comparso il filo spinato; le strade sono occupate dai mezzi pesanti; i cancelli sono stati installati. Ciò che più è ritenuto odioso, però, è che la Digos scorti i proprietari fin sulla soglia di casa: “Io vengo spiata dai carabinieri dietro al muretto di casa mia, questa è la situazione”, ribadisce Lucia.

A San Foca, il timore è che quell’ordinanza prefettizia di 30 giorni venga prorogata per anni, fino alla fine dei lavori: “il prefetto venga a parlare con noi, perché in base al provvedimento che ha emanato sembra che non conosca affatto il territorio”, sbotta Gianni Potenza, titolare del bar Versomare. Gli esercenti non negano i primi contraccolpi: “di sera non apriamo neppure più i locali, perché non c’è nessuno, sembra il coprifuoco”, rimarca Enzo Tommasi, titolare del ristorante Concepita. “Dopo le 17 non c’è più nessuno, da lunedì scorso non si lavora più”. La sera, infatti, l’impatto è ancora più drastico: “sembra stiano in assetto antisommossa”, dice una signora che passeggia sul lungomare.

Oltre le proteste, oltre i tour organizzati, questa è la “normalità” nella straordinarietà per Melendugno.

 

T. Col.

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