BARI- Niente ripresa, per ora, ma solo un ritardo rallentato. Non sono confortanti le notizie che arrivano dall’indagine di Confartigiato e Unioncamere sul manifatturiero pugliese. Nell’ultimo trimestre (gennaio-marzo 2015), in Puglia, si sono «perse» 277 attività manifatturiere, pari ad una flessione dell’1,6 per cento.
Ce n’erano 17.109. Oggi sono 16.832. Rappresentano il 23,4 per cento della totalità delle imprese artigiane della Puglia a pagare le conseguenze della crisi sono soprattutto le fabbriche di prodotti in metallo, gli elementi da costruzione.
In flessione anche l’industria del legno: con 43 unità in meno. A soffrire sono quindi le aziende di infissi, manufatti di falegnameria destinati all’edilizia, fabbricazione di imballaggi. Le imprese che si occupano di «confezioni di articoli di abbigliamento» hanno perso 42 unità, così come le fabbriche di articoli in pelle. La variazione percentuale maggiore, però, si registra nel settore delle fabbriche di apparecchiature elettriche: meno 3,3 diminuiscono le fabbriche di mobili , le imprese del tessile. Le altre industrie manifatturiere si sono contratte, in media, dell’1,7 per cento.
Ancora un segno negativo quindi che significa riduzione dell’attività produttiva e dell’occupazione. “I settori in maggiore difficoltà si confermano quelli che, direttamente o indirettamente, soffrono della situazione del comparto edile. Per tutte quelle attività che non possono contare su una forte propensione all’export, invece, pesa particolarmente la perdurante stagnazione della domanda interna. Preoccupa anche il calo del settore alimentare, fino ad oggi quasi sempre una felice eccezione nelle classifiche regionali”.