BRINDISI – Agricoltura in ginocchio in provincia di brindisi. E non si tratta del solito piagnisteo che spesso caratterizza le crisi territoriali. In questo caso parliamo di una situazione drammatica confermata dai dati statistici resi noti dalla Flai Cgil.
Nella sola provincia di Brindisi la forza lavoro è diminuita del 17,8% negli ultimi cinque anni, con una perdita di 4.303 unità, di cui più di mille nell’ultimo anno, a conferma di un trend che continua a peggiorare.
Cresce, invece, il numero di lavoratori immigrati, sia extracomunitari che comunitari che, a dire il vero, sono diventati indispensabili per mantenere il raccolto e quindi per sostenere l’economia agricola locale.
Il problema che si pone, però, è quello della scelta di più di qualcuno di impiegare queste persone in maniera irregolare, se non addirittura in condizioni di totale illegalità. Ufficialmente, infatti, sulla base dei dati dell’Inps, i lavoratori stranieri sono poco più del 15%, mentre in realtà il numero è molto più alto in quanto non viene considerata anche tutta la platea degli irregolari.
Una situazione gravissima che meriterebbe ben altre attenzioni, perché a rimetterci sono proprio tutti. Certo, va fatto di più per assicurare degli alloggi ai lavoratori che arrivano da fuori e soprattutto condizioni di vita più umane rispetto a ciò che emerge quotidianamente dalle cronache.
Il che comporta un rischio gravissimo per le nostre aziende agricole che hanno già perso i lavoratori italiani e che, in mancanza di garanzie, rischiano di perdere anche quelli extracomunitari.
Insomma, l’agricoltura brindisina deve tornare al centro del dibattito se si vogliono evitare situazioni catastrofiche e difficilmente gestibili. E bisogna farlo adesso e non quando sarà tutto più difficile da controllare.