LECCE – Lecce – Hellas Verona, la partita che doveva essere come una finale per i salentini ed è diventata la fine dell’avventura di D’Aversa sulla panchina giallorossa.
Il Lecce sarebbe dovuto scendere in campo con il coltello tra i denti e non con la paura di perdere. Il Verona dell’ex Baroni svolge il compitino, quello di mettere all’angolo l’avversario e di fare l’unica cosa che conta nel gioco del calcio: gol.
Folorunsho castiga i giallorossi, poi il Verona conserva il risultato grazie all’arte di Marco Baroni, un allenatore serio e taciturno, un grande lavoratore che a Lecce ha scritto pagine di storie importanti.
A fine gara accade l’imponderabile, sotto ad una pioggia di fischi sopratutto nei suoi confronti, Roberto D’Aversa perde la testa, quella testa con cui colpisce il calciatore del Verona Henry.
La società di Via Col. Costadura prende le distanze dal quel gesto, prende le distanze dal suo allenatore ed è palese che per D’Aversa la sua avventura nel Salento sia terminata. Lui chiede scusa ma non basta, il gesto è stato troppo plateale e grave.
Ovviamente sulla decisione presa hanno pesato anche i risultati negativi che hanno portato la squadra giallorossa a ritrovarsi invischiata nella zona più calda della classifica.
Adesso c’è anche l’ufficialità, il Lecce ha sollevato dall’incarico l’allenatore abruzzese dopo 3 vittorie, 9 sconfitte e 15 pareggi, tanti rimpianti e con la consapevolezza che sarebbe potuta andare diversamente.
Però, se il risultato sportivo fa parte del gioco, il comportamento scorretto, violento, antisportivo no, quello non è proprio nel DNA della società giallorossa che non poteva non reagire e agire.
Adesso c’è un campionato da salvare, c’è la serie A da conservare, per non rendere un fallimento questa stagione che era iniziata sotto ai migliori auspici.
Alla fine poi si tirerà una linea e le riflessioni sul campionato in corso dovranno essere tante.
