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“Chi non disdice, paga”. Ma disdire una visita in Asl è impossibile

LECCE – Senza fine. Le richieste di pagamento da parte della Asl per prestazioni sanitarie non disdettate, e relative ad un arco temporale che va dal 2014 al 2022, continuano ad arrivare giorno dopo giorno nelle case di centinaia e centinaia di cittadini leccesi e della provincia. Tante le proteste, tante le richieste di chiarimento, tante le telefonate al centralino dell’azienda sanitaria che continua a restare muto, tante le anomalie che in alcuni casi si stanno riscontrando. Come quella relativa a richieste di pagamento notificate anche a chi l’esame lo ha comunque effettuato e fortunatamente ha conservato la ricevuta attestante la prestazione erogata. Una situazione che lascia comunque senza parole. Perché le richieste nella maggior parte dei casi sono relative a prestazioni sanitarie risalenti in alcuni casi a circa dieci anni addietro. Difficile, quindi, ricordarsi se la disdetta sia stata effettuata o meno, anche perché, dicono,  è stata effettuata telefonicamente al centralino del CUP, difficile, se non impossibile, che sia rimasta traccia, visto che non viene rilasciata nessuna attestazione. In tanti, poi, sottolineano come sia impossibile effettuare proprio una disdetta telefonica, visto che la maggior parte delle volte il telefono del centro disdette dell’Azienda sanitaria locale leccese squilla senza che nessuno risponda. Le richieste di pagamento che stanno arrivando in questi giorni da parte della Asl, con importi che vanno dai 31 ai 44 euro, sono notificate con posta ordinaria e per chi non dovesse ottemperare al pagamento entro sessanta giorni, la sanzione potrebbe arrivare a 200 euro. Sono in molti ad aver già pagato, proprio per non andare incontro ad ulteriori grane, ma sono in tanti che stanno pensando invece a rivolgersi ai propri legali per presentare un ricorso. Di certo la questione della richiesta di pagamento per prestazioni sanitarie non cancellate non è nuova e proprio nel 2022, ad una precisa interrogazione  in consiglio, l’assessore alla Sanità rispose che si trattava di somme non dovute. Ma oggi, a distanza di due anni, la storia continua a ripetersi.

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