Cronaca

Falegname ucciso, in aula un imputato chiede scusa: “la mia vita si è fermata lì”

CASTRÌ – Ha voluto leggere la lettera di scuse che ha scritto in cella Antonio Esposito, 39enne imputato insieme ad altre tre persone per l’omicidio di Donato Montinaro, 75enne falegname in pensione di Castrì, che nel giugno dello scorso anno è stato ucciso dopo essere stato legato, imbavagliato, picchiato e rapinato nella sua casa in via Roma, mentre la figlia disabile era nella sua camera al piano superiore della villetta.

In mattinata nell’aula bunker del carcere di Lecce, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal Giudice Pietro Baffa, il processo è entrato nel vivo della fase dibattimentale per far luce su quella rapina sfociata nel sangue.

Difeso dall’avvocato Luca Puce, Esposito ha chiesto di poter rivolgersi alla sorella di Montinaro, che pure era presente in aula per testimoniare: “posso solo dire che da quella sera io non ho vissuto più e adesso non mi resta che sperare che lei possa perdonarmi”.

Oltre ad Esposito, sono finiti a processo Angela Martella, 58enne di Salve, difesa dall’avvocato Silvio Verri (l’unica ad essersi interfacciata con la vittima, intercettando la sua generosa disponibilità di denaro); Patrizia Piccinni, 48 anni di Alessano, difesa dall’avvocato David Alemanno e Emanuele Forte, 40enne residente a Corsano, difeso dall’avvocato Marco Maria Costantino. Tutti e quattro gli imputati anche questa volta erano presenti in aula, nelle rispettive celle.

Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati i teste del pubblico ministero Maria Consolata Moschettini: dalla donna che da oltre 10 anni accudiva la figlia disabile della vittima e che per prima ha trovato il cadavere di Montinaro il mattino seguente, al vicinato, tra cui una donna che la sera dell’omicidio vide tre individui camminare per strada imbracciando una motosega, con evidente difficoltà ad orientarsi in quelle strade.

Per delineare i contorni dell’assassinio si scava anche nella vita della vittima, descritta da molti dei testimoni ascoltati dai carabinieri come un uomo alla ricerca – per certi versi definita “ossessiva” – di una donna, e che – anche a tal fine – non faceva mistero dei beni e del denaro nella sua disponibilità. Informazioni che, arrivando alle orecchie sbagliate, l’11 giugno del 2022 lo avrebbero poi portato alla morte.

E.FIO

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