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Presidenza del Tribunale, il giudice Silvestrini dice “no”: ho perso l’entusiasmo

LECCE – Ha deciso di rinunciare all’incarico di Presidente del Tribunale di Lecce in seguito alla lunga querelle giudiziaria che lo vede coinvolto. In una lettera al Csm il giudice Alessandro Silvestrini speiga le ragioni della sua scelta: “Pur essendo stato destinatario di una proposta di nomina al posto di presidente del Tribunale di Lecce, intendo rinunciare all’assegnazione di tale posto”. Con queste parole il giudice Alessandro Silvestrini, ha deciso di rinunciare a ricoprire il prestigioso incarico nel Foro di Lecce

In una lettera spiega le ragioni che lo hanno indotto ad assumere tale decisione. “Ho perso l’entusiasmo”, ha scritto il magistrato, indagato per corruzione in una inchiesta avviata dalla Procura di Potenza, legata proprio alla sua nomina.

La procedura per il conferimento di tale ufficio si trascina ormai da quattro anni ed il mio iniziale entusiasmo a dirigere il Tribunale nel quale ho trascorso gran parte della mia vita è del tutto scemato. Il 16 agosto del 2021 il Consiglio di Stato adottò una statuizione in base alla quale la mia nomina costituiva un atto dovuto, che doveva intervenire nel giro di qualche giorno. Era impensabile che il Csm non vi ottemperasse; eppure è accaduto. Le mie sollecitazioni si sono scontrate con un muro di gomma; neppure il mio ricorso per ottemperanza al Consiglio di Stato sortì qualche effetto”. “Addirittura – attacca Silvestrini – dopo che la quinta commissione aveva proposto, sia pure a maggioranza, la mia nomina a presidente del tribunale, la pratica non fu portata al Plenum perché il magistrato incaricato tardava a presentare le motivazioni della proposta di minoranza. Una situazione senza precedenti, che ha provocato sconcerto in tutti gli addetti ai lavori. Infine, quando il CSM stava ormai per deliberare, è intervenuta (ma ovviamente con ciò non intendo dire che si sia trattato di “giustizia ad orologeria”) la mia iscrizione nel registro degli indagati presso la Procura di Potenza”.

“Come risulta dall’allegato avviso di conclusione delle indagini, i fatti addebitatimi sono di nessuna gravità”, afferma Silvestrini che ricorda la “lunga indagine, la perquisizione dell’appartamento in cui vivo con la mia famiglia e la installazione (per oltre un anno) di una microspia nel mio ufficio”. Insomma, un vero e proprio atto liberatorio che fa seguito ad un lungo periodo segnato da tribolazioni professionali e umane.

 

 

 

 

 

 

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